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1977: il congresso della CISL


Nella CISL, il Consiglio generale del luglio '75, segnò la definitiva emarginazione di Scalia. La strategia del compromesso storico sostenuta dal luogotenente di Moro, Zaccagnini, divenuto segretario della DC nel 1975, vide in una prima fase un certo allineamento da parte della segreteria Storti e l'emergere di una nuova corrente interna (il cui leader era Carniti) che mirava a prendere le distanze dalle logiche di partito e delle maggioranze di governo.
Nel gennaio 1977 Storti lasciò la segreteria per assumere la presidenza del CNEL, avviando l'ascesa di Macario prima del VIII congresso (Roma, giugno '77).

Durante il congresso venne rafforzata la tendenza a prendere le distanze dai partiti, assestandosi su posizioni di assoluta autonomia e si consolidò l'asse Macario-Carniti che costituì la nuova forte maggioranza interna. In termini o indirizzi sindacali questo significò ribadire la linea egualitaristica e il rifiuto a concedere al governo e alla controparte quella mobilità e quella moderazione salariale richieste per superare la crisi economica.
Nella CISL il presupposto dell'autonomia si intrecciava, dunque, con una situazione politica in evoluzione e guardata con sospetto anche in relazione alla competizione con la CGIL (nuovo possibile sindacato filogovernativo) e finiva per rendere questa Confederazione il sindacato più intransigente nel perseguire le vecchie politiche.


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