Skip to content

Il decreto di San Valentino


In questo clima, nel febbraio 1984 si consumarono la rottura fra la CGIL e il governo Craxi e la dissoluzione della Federazione CGIL CISL UIL nata nel luglio '72. Tutta la trattativa, ripresa a dicembre '83 con la mediazione del ministro del lavoro De Michelis, ruota attorno all'adozione del meccanismo proposto da Tarantelli che faceva leva sulla redeterminazione dei punti di scala mobile per favorire la discesa dell'inflazione. Dopo lunghe e interminabili trattative durante le quali erano emerse le divergenze tra CGIL e CISL in merito, si arrivò all'11 febbraio alla presentazione del protocollo del governo alle parti sociali. Il governo prometteva il blocco dei prezzi e delle tariffe per due mesi, la sospensione degli scatti dell'equo canone per tutto il 1984 e la restituzione del fiscal drag dall'anno successivo. A fronte di ciò si richiedeva il taglio di taluni punti della scala mobile.
La CGIL si schierò contro, la CISL e la UIL a favore: l'accordo non era più possibile e quindi il governo procedette per decreto (Il cd "Decreto di S. Valentino) con un'azione unilaterale, stabilendo un taglio di 3 punti. La Federazione sindacale era finita.

Iniziò quindi la lunga battaglia politica e referendaria contro il "decreto Craxi". Sul fronte politico lo scontro non comporto grossi problemi per la CGIL dal momento che si trasferì nelle aule parlamentari dove, nonostante l'opposizione del PCI il governo Craxi ottenne nuovamente la fiducia nell'aprile 1984. Diverso fu il discorso in piazza dove la manifestazione del 24 marzo a Roma e la raccolta delle firme per l'abrogazione del decreto mise in forte imbarazzo la CGIL data la problematicità di conciliare la lotta che assumeva carattere politico contro un governo presieduto dal leader del partito di riferimento per la minoranza interna.
Al referendum del 9 giugno vinsero i "no" col 54,3% dei voti. Due furono i fattori che operarono a sfavore dei sostenitori del "si": la constatazione che la manovra del governo si era dimostrata efficace facendo scendere l'inflazione sotto la soglia del 10% annuo; il referendum finì per assumere le caratteristiche del giudizio su una linea sindacale che riecheggiava gli anni '70. Il sindacato, ed in particolare la CGIL, fu costretto ad una conversione radicale di rotta nelle condizioni peggiori, ossia sotto il peso della sconfitta.

La CONFINDUSTRIA, subito dopo la chiusura dei seggi ma prima del risultato del referendum, annunciò la disdetta della scala mobile: questo fu un grave errore. La vittoria del "no", infatti diede grande forza alla  linea del governo mettendola al riparo dalle critiche e determinando un indebolimento politico della CGII.


Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.