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Autorità professionale



L’ampia preparazione sulla teoria sistematica della propria attività conferisce al professionista un tipo di conoscenza che sottolinea la relativa ignoranza del profano. Ciò sta alla base dell’autorità del professionista. Si tratta della subordinazione del cliente all’autorità professionale, ciò conferisce al professionista un monopolio di giudizio. Quando un’occupazione cerca di raggiungere la professionalizzazione una delle sue aspirazione è proprio quella di raggiungere questo monopolio. Al cliente deriva un senso di sicurezza nell’ostentazione di autorità del professionista, l’aria autorevole suscita nel cliente fiducia. L’autorità del professionista non è però senza limiti, la sua funzione è limitata alle sfere specifiche entro le quali il professionista è stato istruito. Questa qualità viene chiamata da Parson specificità funzionale la quale comporta le seguenti implicazioni per il rapporto cliente-professionista: il professionista non può dare consigli su aspetti della vita del cliente ai quali la propria competenza teorica non si riferisce, ciò significa invadere un campo in cui egli stesso è profano e viola l’autorità quindi di un altro gruppo professionale. Il professionista non deve assolutamente usare la sua posizione di autorità per sfruttare il cliente con propositi di gratificazione personale. Il professionista deve assolutamente inibire il proprio impulso di usare il rapporto professionale per soddisfare il proprio bisogno sessuale, di manovrare gli altri, o di vivere in modo indiretto. Rapporti extra-professionali potrebbero diminuire il senso di autorità professionale del cliente con risvolti sull’efficacia della relazione e dei risultati.
L’autorità professionale si ramifica anche nel rapporto professionista-comunità.

Tratto da DECALOGO MODELLI ETICI di Marianna Tesoriero
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