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Applicazione pratica: i paesi industrializzati


Cosa succede nell’applicazione pratica di questi principi che abbiamo visto? Come detto anche a proposito della distribuzione delle funzioni di spesa, in realtà quello che dice la teoria non sempre viene rispettato negli ordinamenti positivi per quello che concerne la distribuzione delle imposte (differenza tra teoria (Musgrave) e pratica: competizione tra livelli di governo per l’attribuzione delle imposte) . Se noi andiamo a guardare cosa è successo nei vari paesi del mondo sull’evoluzione dei sistemi di tassazione locale vediamo che ci sono diversi modelli. Intanto i modelli sono molto diversi in base alle tre grandi tipologie di Paesi (industrializzati, in via di sviluppo e in transizione). Se andiamo a vedere i loro sistemi fiscali sono profondamente diversi. Ci sono però, anche, delle significative differenze al loro interno e in particolare nei paesi industrializzati.
Nei paesi industrializzati abbiamo sostanzialmente tre grossi aggregati. Abbiamo :

1. Paesi con una grossa prevalenza di gettito da imposte sul reddito, sia sugli individui che sulle imprese; questo va un po’ contro la teoria perché avevamo detto che le imposte sul reddito non vanno tanto bene per le amministrazioni locali (teorizzazione di Musgrave). Questo modello è seguito dai Paesi Scandinavi, Svizzera, Belgio e Germania. Però dobbiamo dire che è vero che si basano sulle imposte sul reddito però in buona parte e molto spesso le imposte sul reddito sono distribuite sulla base del principio della compartecipazione. Quindi da questo punto di vista si rispecchia di più la teoria perché non è che le amministrazioni locali possano ampliamente manovrare le aliquote delle imposte sul reddito delle persone fisiche e giuridiche.

2. Paesi con prevalenza di imposte sulla proprietà immobiliare (ma anche tendenze alla riduzione/centralizzazione); le imposte sulla proprietà immobiliare sono quelle che dovrebbero essere maggiormente utilizzate dalle amministrazioni locali. In realtà ci sono quasi sempre, però i paesi con prevalenza di imposte sulla proprietà immobiliare sono i paesi della cultura anglosassone (Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda). Nell’evoluzione storica, anche su questi paesi, abbiamo avuto dei cambiamenti in corso d’opera. Nel senso che alcuni paesi hanno visto la riduzione dell’imposta immobiliare. C’è stato un grosso tentativo in Gran Bretagna, dove di fatto è stata abolita l’imposta immobiliare sulle imprese. E’ stata unificata con un’aliquota costante e il gettito viene trasferito agli enti locali però gestito dall’amministrazione centrale. I rates – imposta immobiliare – hanno visto un momento in cui il governo conservatore negli anni 90 ha cercato di eliminarla ma è stato costretto a reintrodurla in forma differenziata perché la Signora Thatcher aveva introdotto una sorta di imposta capitaria con caratteristiche molto regressive. La cosa curiosa è che questa imposta in Gran Bretagna fu rifiutata dalla popolazione. E’ un caso storico poco noto e analizzato ma dovete pensare che l’introduzione di questa imposta capitaria “poll tax” è praticamente una testa, un corpo (forse voleva dire che l’imposta era uguale per ogni cittadino residente nel Regno Unito), aveva  caratteristiche molto regressive. Segnò l’aumento dell’imposizione locale su tutte le classi di reddito più basse e ci fu proprio una reazione popolare che portò addirittura alla crisi del governo di Thatcher per dirvi come l’imposizione locale sia importante anche dal punto di vista politico. Un grande economista del passato “Chopen” aveva scritto un saggio di sociologia fiscale in cui mise in luce come i grandi cambiamenti nello sviluppo dei sistemi politici contemporanei sono quasi sempre avvenuti a seguito di rivolte fiscali.

3. Assenza di un’imposta predominante;
Il professore non sa dire il modello che si sta delineando in Italia. Probabilmente  rientreremo nella seconda tipologia, se questa riforma verrà effettivamente applicata il grosso del gettito delle imposte locali dipenderà dall’imposta immobiliare e in più la compartecipazione a gettito di precedenti tributi erariali che comunque sono legati agli immobili (compartecipazione alla cedolare secca sugli affitti e altre imposte minori sui trasferimenti immobiliari).
Questa varietà la possiamo vedere da queste statistiche perché ci dà un interessante distribuzione delle principali categorie di entrata tributaria e non tributaria dei Paesi Ocse con una distinzione delle entrate degli enti locali. Riferito solo al caso sei paesi federali, possiamo vedere come si distribuiscono i vari tipi di imposta: l’imposta sul reddito, sui profitti e sui salari pesano, in Austria, tra il 48-50% sia per gli Stati che per i Governi Locali; in Australia vanno solo agli stati e pesano per il 16%. Nei governi locali le imposte di proprietà in Australia pesano per il 100%. Mentre in altri paesi (Svizzera, Austria) pesa solo per 11%. Abbiamo casi in cui abbiamo imposte specifiche sui prodotti in cui il peso è significativo (Canada) e altri in cui è molto basso (Germania). Questo solo per vedere la varietà dei modelli d’imposizione che si legano un po’ alla storia politica istituzionale fiscale di questi diversi paesi. E’ interessante andare a vedere le ultime due righe che ci dà un po’ l’idea delle differenze tra Stati e Governi Locali. Certamente è una differenza che vale nei modelli federali, però ce la ritroveremo anche nei modelli di tipo regionale (Italia, Spagna). Vedete come l’imposta sulla proprietà, in realtà, si concentra sui governi locali. Questo è sensato perché si concentra sui livelli inferiori di governo. A livello statale è molto meno presente. Anche se però vedere che sui governi locali le imposte sul reddito, sui profitti e sui salari pesano notevolmente. Le imposte specifiche sono molto presenti a livello di stato(22%) piuttosto che a livello dei governi locali (4%). Altra cosa interessante sono le dinamiche: c’è abbastanza costanza, però ad esempio le imposte sul reddito sui profitti e salari dopo una fase di crescita fino all’85 l’ultimo dato ci dice che c’è stata una notevole diminuzione.

Tratto da SCIENZE DELLE FINANZE di Andrea Balla
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