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Deleuze, sinsegno e azione


Il sinsegno peirciano, che Deleuze chiama “inglobante”, è una cosa esistente che è un segno in base alle sue qualità, ossia ai suoi qualisegni, e che può essere iconico o indicale, ma non simbolo perché non generale; secondo Deleuze il sinsegno congloba potenze in un ente attuale, dotato di un centro, e le potenze insite nell’ambiente fanno reagire il personaggio in un’immagine-azione, come nei film di Ford e Hawks; l’eroe, rappresentante della collettività, ristabilisce l’ordine dell’ambiente inglobandosi in esso, come il fuorilegge che si assimila alla legge divenendo sceriffo; l’azione è perciò inserita in un “binomio”, un duale al suo stato puro nel duello western; la “grande forma” è definita da tale spirale duale situazione – azione – situazione, in uno spazio-tempo determinato, mentre la “piccola forma” è definita inversamente come azione – situazione – azione, ed è tipica del cinema comico; in Chaplin l’azione, ricontestualizzata, si rivela nel suo diverso senso, e ciò avviene anche nel noir, in cui le prove accumulate su un accusato rivelano poi la sua innocenza; l’eroe della piccola forma  non salva la collettività, ma solo sé stesso, e secondo Deleuze ciò distingue Chaplin da Buster Keaton, che nella sua piccolezza trova un suo ruolo per il “grande paese”, ma anche in Keaton si ha un anarchismo di fondo, anche se antisentimentale a differenza di Chaplin; la “forma” costituisce un principio alternativo di classificazione dei generi, legato direttamente all’organizzazione spazio-temporale.

Tratto da SEMIOLOGIA DEL CINEMA di Massimiliano Rubbi
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