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"La lingua scritta dell'azione", il cinema per Pasolini



Il secondo saggio si intitola “dell’azione” nella redazione originale, “della realtà” in quella più radicale del 1972; nel 1964 Metz, con “Cinéma: langue ou langage?”, si rifà a Saussure per stabilire se il cinema ha un codice analogo a quello della lingua naturale o si serve di materiali semiotici eterogenei (linguaggio), e sostiene la seconda ipotesi in virtù del fatto che il cinema non ha doppia articolazione in monemi (parole) e fonemi (privi di significato singolarmente), ma poi, con “Problemi di denotazione del film di finzione” (1968), trova che esiste una coordinazione tra inquadrature, di montaggio, dotata di significato, la “grande sintagmatica del film narrativo”; Pasolini contesta Metz sostenendo che il cinema è una lingua codificata, a partire dall’equazione oralità : scrittura = realtà : cinema, ossia dal cinema come “scrittura della realtà”; la doppia articolazione è reperita in fonemi come “cinemi” (oggetti della realtà ripresi) e monemi come inquadrature; si contesta a Pasolini che i cinemi dovrebbero essere privi di senso ma non lo sono, ma Pasolini propone la nozione di realtà come “ur-codice”, stato di natura prelinguistico che il cinema va a pescare; le teorie pasoliniane vengono riprese dalla semiotica francese anni ’70, che correla linguaggio e psicanalisi (Kristeva), e da Deleuze, che ritorna dal segno alla realtà in base alla teoria bergsoniana dell’immagine, che non distingue materia e immagine e permette di classificare l’immagine in analogia alla materia (acquatica, gassosa), e pertanto interpreta oggettività e soggettività come indistinte.
Le teorie ontologiche che correlano realtà e immaginario si fondano sul cinema surrealista, e sono rappresentate soprattutto da Morin con Il cinema o l’uomo immaginario (1956), che si ispira alla fenomenologia di Sartre e sostiene che il cinema ha a che fare con la realtà solo attraverso la mediazione dell’immaginario, in cui si situano le “ombre” psichiche e le “allucinazioni” di cui il cinema si compone; negli stessi anni sorge il “cinema-verità”, come mezzo in cui si fa emergere la psiche profonda degli individui.

Tratto da SEMIOLOGIA DEL CINEMA di Massimiliano Rubbi
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