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Lo spot narrativo : Fiat Punto (1999)

Lo spot narrativo : Fiat Punto (1999)



Lo spot serviva per presentare il nuovo modello di Fiat Punto, l’unico dotato di un dispositivo detto “Dualdrive”, di cui vengono ampiamente illustrate le funzioni nello spot.
Lo spot ha una durata molto breve, di soli 30 “ ed è molto recente, infatti risale circa al 1999.
Si può considerare un esempio di pubblicità narrativa, perché è presente un racconto, in questo caso  una scena di vita quotidiana in una metropoli d’oggi. Non manca un codino argomentativo, che ha quasi una funzione di riepilogo, in quanto durante tutto lo spot una voce over informa i possibili acquirenti sulle funzioni del “Dualdrive”, un dispositivo veramente innovativo.
Lo spot, che ha un unico piano del racconto, cioè una storia unica, si può suddividere in quattro sequenze successive, ossia nella prima sono inquadrati solo i grattacieli, nella seconda gli animali e nella terza compare l’auto, dopo 10’’ dall’inizio dello spot. Nell’ultima appare l’automobilista, che viene inquadrato in primo piano nell’interno dell’automobile.
Le inquadrature si susseguono durante tutto lo spot con velocità, con degli stacchi netti fra un’immagine e l’altra, ma lo spot risulta sempre comprensibile e il ritmo è nel complesso moderatamente veloce. Le immagini sono chiare e mai sfocate, anche per la loro grande luminosità.
I colori sono brillanti, e questo può voler significare che il traffico può essere stressante, ma non insopportabile..
Non c’è iconicità, le immagini non sono distorte, ma c’è plasticità, in quanto l’automobile emerge sugli animali e sui grattacieli. Viene quindi usato un criterio di focalizzazione per attenzione degli elementi, in quanto l’attenzione viene sempre concentrata sull’elemento principale : l’automobile.
La ripresa viene effettuata in continuità di un evento, quindi con un piano-sequenza.
Lo spot inizia con un’inquadratura dall’alto, un panorama dei tetti dei grattacieli, ma molto rapidamente l’immagine si sposta sul traffico della città. Il passaggio è rapido, con uno stacco netto si passa da un campo lunghissimo a uno lungo e quindi a uno medio, senza l’ausilio di dissolvenze di confine, ma non risulta brusco per lo spettatore, perché la macchina da presa inquadra prima i tetti dei grattacieli da lontano e poi scende alla strada ad inquadrare i personaggi al centro, soddisfando così la curiosità dello spettatore.  
A questo punto si sente una vecchia canzone, suonata da un pianoforte e che contribuisce a creare un’atmosfera piacevole e di altri tempi, dando anche continuità all’azione.
La musica rilassante , però, è volutamente in contrasto con l’immagine della città intasata dal traffico, che subito dopo una voce over definisce “una giungla”, con un voluto gioco di parole per associare il traffico e gli animali. Infatti la metropoli è affollata non dai soliti autoveicoli, ma dai più svariati animali, quali elefanti, giraffe, cammelli, leoni e  zebre che trasportano le persone, in maniera goffa e ridicola e che vengono inquadrati da vicino, anche in 1° piano.

Tratto da SEMIOLOGIA DEL CINEMA di Monica Ravalico
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