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L'universo semantico di Un mercoledì da leoni - J. Milius -

L'universo semantico di Un mercoledì da leoni - J. Milius -

Il racconto mette in gioco due universi semantici, uno canonico e uno idiolettale; Jack, Mat e Leroy, che risulteranno ad un’analisi attanziale ricoprire il ruolo di soggetto, sono collocati in questi due universi, che come vedremo risultano essere contraddittori.
Il primo universo ad essere definito è quel regno particolare citato all’inizio dalla voce off: la prima e l’ultima inquadratura del film mettono in scena l’entrata e l’uscita da questo regno attraverso la scala, che inquadrata dal basso dalla parte del mare, sia all’inizio che alla fine del film dal medesimo punto di ripresa, evidenzia il punto di vista del narratore e designa altresì un punto di connessione tra i due mondi. È allo stesso tempo punto di partenza per l’avventura che ha inizio con questo che ci appare come l’attraversamento di un confine.
Cerchiamo di individuare la specificità che caratterizza queste due situazioni. Possiamo riferirci al primo dialogo, che ci presenta Bear il quale sottolinea un aspetto relativo alla temporalità del mondo del surf:
(un bambino): - ci passeranno tutta la vita su questa tavola.
(Bear): - nessuno sta qui tutta la vita.
E ancora, indicando la spiaggia e il mare sottolinea il carattere individuale che è proprio di questo mondo, in contrapposizione allo spazio sociale della vita normale al di là della spiaggia:
(Bear): - È il collaudo di un surfer andare da solo, non devi fare assegnamento che su te stesso
Mentre nello spazio sociale la padrona del Fish steak dinner riprende i tre ragazzi che stanno entrando nel locale: Come ve lo devo dire di non entrare con le scarpe piene di sabbia?; più avanti invece: Quando vi deciderete a crescere una buona volta e a diventare persone rispettabili.
Sono questi i primi elementi che descrivono questo spazio come luogo del dovere e dei valori sociali. Nelle situazioni del film che individuano l’isotopia della vita si manifesta con continuità un elemento conflittuale, senza movente apparente se non per la forte tensione verso il lato /morte/ che viene messo in gioco dalla selezione effettuata rispetto ai valori di un universo individuale relativi all’asse semantico /vita/-/morte/ che questo articola.
Al contrario, oltre la scala, l’oceano è il luogo delle mareggiate, direttamente correlate alla trasformazione euforica dei giorni in grandi giornate. Nella prima sequenza, proprio mentre appare una scritta murale che esalta la bravura di Mat in questo sport, si presenta una situazione contraddittoria: Leroy non riesce a farsi prestare la tavola per l’amico ubriaco; l’interlocutore di Leroy rifiuta di riconoscere il “poter fare ” di Mat, introducendo una conflittualità a partire da valori esteri all’isotopia del surf e correlati a quelli dell’isotopia della vita; l’ubriachezza risulta essere un elemento del “non poter fare” del soggetto. Questo elemento ritornerà più volte, riferito all’alcool come operatore figurativo secondo una categoria /caldo/-/freddo/ giocando un ruolo di /euforizzazione/-/disforizzazione/ in base ad un inversione che omologa /caldo/(presenza di alcool) a /euforia/ nell’isotopia del surf e a /disforia/ nell’isotopia della vita.
Mat manifesterà la propria competenza a dispetto dell’interlocutore, che di fronte alla prova che fa seguito alla provocazione – aspetto polemico tra due universi semantici – parlerà di miracolo; la prova è svolta secondo un cliché teatrale.
Il punto centrale dell’isotopia del surf è costituito dall’attesa della mitica mareggiata, gigantesco evento naturale che modula intorno a sé tutto l’andamento del racconto.

Tratto da SEMIOTICA DEI MEDIA di Nicola Giuseppe Scelsi
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