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Spazio enunciativo e spazio enunciazionale


Considerato lo spazio narrato, cioè le prime figure dello spazio incontrate nel testo. È prodotto dell’enunciazione, se sue figure hanno relazioni tra loro e con il soggetto osservatore. Dall’enunciazione si instaura la categoria di luogo, dal debrayage può partire il non-qui (spazio enunciativo) che fonda l’altrove oppure il qui (spazio enunciazionale), tra i due ci sono rapporti di debrayage ed embrayage. Il “qui” e l’”altrove” danno luogo ai tre assi:
* verticalità (alto/basso)
* orizzontalità (sinistra/destra)
* prospettività (davanti/dietro; vicino/lontano)
Lo spazio può essere considerato anche in rapporto al volume, come spazio contenente/inglobante o contenuto/inglobato (la città = cultura ingloba la natura di Funghi in città), in rapporto alla superficie può essere circondante/circondato (come la cornice dei quadri). Lo spazio prende forma in base all’osservatore, è oggettivato/razionalizzato. È l’umore di chi guarda la città che gli dà la forma, l’effetto spazio è prodotto attraverso strutture aspettuali e tensive (entrare in una stanza con un forte odore di cipolla che chiude lo stomaco e riduce lo spazio, entrare in una discoteca dove la musica lo dilata). Nel discorso non esistono spazi assoluti, ma solo percepiti e distanze vissute

Tratto da SEMIOTICA DELLA PUBBLICITÀ di Priscilla Cavalieri
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