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La semiotica dalle origini al Novecento


Una disciplina che nasce due volte. Come già accennato nelle note introduttive, la semiotica è una disciplina dai confini difficilmente identificabili che mostra la sua poliedricità sin dal principio: fondata due volte a cavallo tra Ottocento e Novecento, la scienza dei segni si denomina semiologia e semiotica in rapporto a due orientamenti teorici di derivazioni linguistico-teorico l’uno e filosofico l’altro. Il primo termine semiologia, diffusosi sostanzialmente in Europa, corrisponde al neologismo dal linguista ginevrino Ferdinand de Saussure che nel Cours de linguistique generale postula la necessità di una scienza che studi la vita dei segni votati ad esprimere delle idee nel loro contesto storico-sociale. Il termine semiotica, riferito agli orientamenti del filosofo americano Ch S.Peirce, si diffonde in area anglofona, in relazione al superamento della nozione di “segno” e di “segno linguistico”. La semiotica si risolve in un approccio pragmatico-cognitivo e assume lo statuto di una teoria generale rivolta alla conoscenza non diretta né certa, dove l’individuo, parte attiva del processo, interpreta segni non necessariamente prodotti volontariamente. La semiotica di Peirce privilegia un’idea di segno fondata sulla logica dell’alterità, che a sua volta genera apertura, plurivocità, ambiguità, polisemia. La semiotica di Peirce si orienta, pertanto, verso ciò che è indeterminato, verso una più articolata teoria dei sistemi e dei prcoessi di significazione, verso la scoperta del senso. Dalle teorie saussuriane deriverà il movimento dello strutturalismo: in ambito più segnatamente semiologico, gli orientamenti saussuriani daranno origine alla semiologia della decodificazione, un’impostazione metodologica basata sul concetto di codice, che vedrà al suo interno un doppio filone dedicato alla differenza tra comunicazione e significazione. Viene aperta la strada alla infinitizetta stessa delle interpretazioni, ad una visione intertestuale per la quale ogni segno non vive più isolato, bensì in una rete di relazioni senza limiti.

Tratto da SEMIOTICA E COMUNICAZIONE di Niccolò Gramigni
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