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Corti, giudici e processo nei Paesi nordici


I cenni appena svolti circa la relativa debolezza dei sistemi di controllo di costituzionalità nell’area nordica inducono naturalmente a pensare a un ruolo complessivamente minore della giurisprudenza, ma non deve estendersi ad affermare una generica marginalità dei giudici.
Nel caso del nord Europa, invece, un’istituzione non meramente transeunte di corti centrali avviene in epoca relativamente tarda sostanzialmente con l’istituzione nel 1614 della Corte d’Appello di Stoccolma e in Danimarca con l’istituzione nel 1661 della Corte Suprema.
Questo non voleva dire che il sistema giuridico traesse la sua legittimità esclusivamente dai comandi legislativi; esso, anzi, basava la sua forza proprio sul forte radicamento locale del sistema giudiziario.
Nelle zone rurali, le corti di prima istanza, erano composte da “1 giudice e 12 contadini residenti nella circoscrizione”.
E’ importante ricordare che il prestigio di queste corti non deriva dalla loro componente togata, che anzi per molto tempo sarà di basso livello, composta da sostituti retribuiti dai titolari effettivi, che non potevano neanche contare sul prestigio sociale proprio dei titolari, mentre i membri laici potevano contare, sul piano locale, su una notevole autorevolezza.
L’istituzione delle corti centrali ha rappresentato senza dubbio uno stimolo all’elaborazione di un pensiero giuridico raffinato, e in alcuni casi alla penetrazione del diritto romano.
Esistevano, tuttavia, ostacoli importanti al travaso di conoscenze tra la cultura delle élites che sedevano nelle corti di vertice e la generalità dei giudici, ostacoli che verranno rimossi solo in epoca piuttosto tarda.
Un primo ostacolo derivava, semplicemente, dall’assenza di un sistema di pubblicazione o comunque di conoscibilità dei precedenti; e poi, anche una volta rese conoscibili le motivazioni delle decisioni, per molto tempo le corti di vertice mantennero una visione del proprio ruolo più attenta all’esigenza di fornire una giustizia del caso concreto, che a dare orientamento alla giurisprudenza delle corti inferiori.
L’affermazione della necessità di una giurisprudenza coerente come integrazione delle prescrizioni legislative ha incontrato d’altronde forti resistenze, oltre che in molti magistrati anche in una parte della dottrina.
Se pur con lentezza, però, la giurisprudenza ha comunque progressivamente assunto un ruolo sempre più significativo, e lo stile delle sentenze è diventato sempre più idoneo allo svolgimento di una funzione nomofilattica.
La progressiva affermazione dell’importanza della giurisprudenza di vertice per l’orientamento delle corti inferiori si è riflessa anche nello sviluppo di sistemi di selezione dei casi da decidere da parte delle corti supreme.
Se sotto l’aspetto della selezione dei casi, le corti nordiche sembrano seguire un percorso comune alla maggior parte degli ordinamento occidentale, specialmente di common law, abbastanza peculiare dell’area è invece il fenomeno della scarsità di giurisprudenza in importanti settori del diritto.
Relativamente scarsi sono, infatti, i ricorsi riguardanti le aree centrali del diritto civile (contratti, responsabilità civile) a causa della concorrenza di altri sistemi di dispute resolution.

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