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I miti alla base dell'identità albanese


Gli illiri, Scanderbeg e Enver Hoxha assurgono alla dignità di una medesima figura archetipica, che percorre l’identità albanese nella sua storia.
E il continuo confrontarsi con altre società, unito all’abilità nel combattere i nemici, determina quella profonda chiusura degli albanesi cos’ ben rappresentata dalla fina dei bunker, assolutamente inutili a fini di difesa, con cui Enver Hoxha cinse i confini terrestri del Paese.
Con Enver Hoxha ebbe inizio un quarantennio non tanto di dittatura del proletariato, quanto di dittatura personale, scomponibile in 4 periodi:
1. la nascita dell’Albania comunista (194?-1948), anni di durissima prova per colui che si accingeva ad amministrare e guidare il Paese distrutto dalla guerra;
2. l’allineamento politico, economico e culturale dell’Albania al blocco Sovietico (1949-1961), anni in cui l’Albania conobbe e sperimentò le soluzioni delle democrazie popolari beneficiando di un’assistenza finanziaria che le permise di muoversi sulla via dell’industrializzazione;
3. l’allontanamento dal Comecon, alla fine degli anni ’60, a cui aveva aderito nel 1949, e dal Patto di Varsavia, che abbandonò definitivamente nel 1968 schierandosi con la Cina di Mao, e avviando una propria rivoluzione culturale;
4. l’isolamento, dopo la rottura con la Cina, sotto lo slogan “l’Albania conterà sulle proprie forze”.
Facendo leva sulla lingua e anche sulla tradizione secolare del Kanun, gli albanesi si auto-difendevano con la caparbia volontà di resistere a ogni nemico, reale o presunto.

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