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Genesi e funzioni della religione


L'antropologia e la sociologia definiscono la religione come un fenomeno sociale, tentando di comprendere quali sono le esperienze sociali che sono all'origine della sua variabilità e della sua permanenza. Le principali interpretazioni sono di due tipi: causali e funzionali. Mentre le spiegazioni causali cercano di spiegare gli aspetti culturali della religione riportandoli a condizioni sociali antecedenti (come l'approccio causalista o determinista di Marx ed Engels, che vedeva la religione come sovrastruttura causata dalla struttura dei rapporti economici, spiegando la religione attraverso condizioni sociali antecedenti), le spiegazioni funzionali si rifanno alle conseguenze di questi stessi aspetti per la società e per gli attori sociali. Queste due spiegazioni non sono tra loro incompatibili, e molti autori le utilizzano entrambe nelle loro ricerche empiriche. Uno di questi è Durkheim che, studiando le religioni totemiche dell'Australia e dell'America del Nord, riconduce l'emergere delle credenze nel totem di queste popolazioni primitive ad alcune situazioni sociali particolari, di “effervescenza collettiva”: si tratta di momenti rituali in cui l'intero gruppo sociale si ritrova, creando un'interruzione temporanea delle normali attività della vita quotidiana per svolgere attività comuni, ad alta intensità emotiva. Il meccanismo che genera le immagini delle rappresentazioni religiose, è dunque un cambiamento emotivo, nel senso di una maggiore intensità dei sentimenti e crea nei partecipanti l'idea di essere in contatto con un'entità superiore e potente. L'idea di una potenza sacra che pervade ogni cosa viene poi trasferita sul totem, che è il simbolo del clan.
Durkheim attribuisce delle funzioni alla religione, che riguardano soprattutto le conseguenze sulla società e sulle relazioni sociali, a livello macro sociale. Sostiene che la religione ha la funzione di rinforzare i legami che collegano l'individuo alla società di cui è membro. La religione svolge questa funzione in un duplice modo: come sistema di comunicazione di idee e sentimenti e come insieme di norme regolative delle relazioni sociali. Durkheim è convinto che le funzioni svolte dalla religione non siano limitate alle religioni primitive, ma siano comuni a tutte le società e quindi abbiano un carattere universale. È merito di Durkheim il fatto di aver posto l'accento sul legame che esiste tra religione e l'identità collettiva di un gruppo sociale.
L'antropologo Malinowski (1948), nei suoi studi, ha osservato che la funzione della magia è quella di risolvere situazioni di forte tensione emotiva creando sicurezza;
il sociologo Merton (1949) ha distinto tra funzioni manifeste e funzioni latenti. Con il termine funzione manifesta si fa riferimento alle conseguenze oggettive che contribuiscono all'adattamento del sistema e sono riconosciute dai membri del gruppo, mentre, le funzioni latenti, riguardano le conseguenze oggettive che non sono ne volute ne ammesse. Sostiene che i riti ricostruiscano le relazioni tra i partecipanti, e hanno anche la funzione di dare fiducia al gruppo in una situazione rischiosa.
Secondo Weber la funzione sociale delle religioni universali è quella di giustificare razionalmente la diversa distribuzione dei beni tra gli uomini e la stratificazione sociale. Il problema di fondo, secondo Weber è quello dell'incongruenza tra il destino e il merito, in quanto molto spesso coloro a cui toccava il meglio non erano i migliori, ma i peggiori.

Tratto da SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI di Manuela Floris
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