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Il pluralismo culturale


Le società occidentali contemporanee non sono del tutto omogenee. I moderni stati-nazione nascono dall'unificazione politica di gruppi e di popolazioni spesso molto diverse tra loro per quanto riguarda l'etnia, la lingua, la religione. A queste differenze se ne sono poi aggiunte altre operate dai processi di industrializzazione, divisione del lavoro e secolarizzazione, differenze cioè legate alla classe sociale, alle generazioni, alle religioni. A queste divisioni corrisponde sia una diversa distribuzione sociale della conoscenza, sia una diversità riguardo i valori e le norme sociali. Per descrivere quest'ultimo fenomeno si usa il termine "pluralismo culturale". Ciò non significa però, che solo la nostra società possiede una pluralità di opzioni e di modelli culturali, infatti, anche nel passato, nelle società-stato agricole esisteva una forte differenziazione culturale, anche se con caratteristiche diverse dal pluralismo moderno. In queste società la cultura era suddivisa orizzontalmente: grazie alla sua staticità era possibile stabilire tra la popolazione delle precise divisioni di stato, di casta, di gruppo e mantenerle senza creare tensioni e conflitti, in quanto tra loro separate. Le cose cambiano con la società industriale, che è una società mobile e instabile. Secondo Gellner, diversamente da quanto sostiene la tradizione marxista, sono soprattutto le società preindustriali a creare differenziazioni orizzontali nell'ambito delle società.
Nelle società industriali vengono rafforzate le differenze tra le nazioni, mentre quelle tra le classi sono più flessibili e permeabili.
Questa differenziazione culturale, chiamata appunto pluralismo, è legata a una società industrializzata, in cui esiste un'alta mobilità sociale (da una classe sociale all'altra) e geografica (da una regione all'altra).
Nella tradizione sociologica classica Durkheim e Simmel avevano colto due caratteristiche di questa nuova "complessità sociale". La prima riguarda l'aumento del numero e della varietà degli elementi del sistema, mentre la seconda riguarda la moltiplicazione delle relazioni di interdipendenza tra questi stessi elementi. È qui che vengono ridefiniti i rapporti tra individuo e società, e tra individuo e cultura. Durkheim aveva messo in relazione la crescita della complessità sociale con l'emergere della personalità individuale; Simmel invece osserva come nella società pre-moderna l'individuo era legato sin dalla nascita ad un numero limitato di gruppi, ciascuno dei quali comprendeva quello di scala inferiore. L'individuo quindi viveva all'interno di un sistema di cerchie sociali concentriche, dove una cerchia sociale rimandava all'altra e quindi era come se l'individuo non uscisse mai dal proprio mondo. Con la complessità sociale queste sfere e questi gruppi perdono la loro concentricità disponendosi l'uno affianco all'altro. Ciò significa che l'individuo si trova a partecipare contemporaneamente a più gruppi e associazioni che possono avere uno scarso rapporto reciproco. Il termine pluralismo identifica due aspetti della cultura moderna. Il 1° è la coesistenza di più sistemi simbolici, scarsamente correlati uno all'altro. Il 2° è dato dalla specifica situazione dell'individuo, che era portato a riflettere e a pensare che la scelta tra valori diversi e contraddittori fosse un aspetto irrinunciabile della propria libertà e di quella altrui.

Tratto da SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI di Manuela Floris
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