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Tipizzazioni e routine


la scuola di Durkheim ha considerato le categorie e le forme di classificazione come rappresentazioni collettive, e ne ha messo in evidenza il carattere condiviso e dipendente dall'organizzazione della società. Ha anche associato l'aspetto subconscio di queste rappresentazioni con il ruolo del rituale, momento per lo più associativo e interattivo, in cui gli individui sperimentano sentimenti e stati emotivi comuni.
Il fatto che Durkheim riconosce un'attività di interazione all'origine delle forme conoscitive (categorie, forme di classificazione) lo avvicina all'altro filone teorico e di ricerca che ha preso come oggetto di studio il sapere tacito del ragionamento e del simbolismo quotidiano: il pragmatismo americano, un approccio che collega il ragionamento quotidiano non al calcolo, ma alla ripetizione di soluzioni di problemi delle pratiche della vita quotidiana. In questa prospettiva l'interesse si sposta verso le forme di interazione e di pratiche sociali che, all'interno di contesti specifici, incorporano saperi e competenze dati per scontati, che non richiedono cioè una riflessione.
Berger e Luckmann, ne "La Realtà Come Costruzione Sociale" (1966), riprendono il lavoro del sociologo Schutz. In quest'opera l'obiettivo di fondo è studiare il senso comune, inteso come sistema di significati e di definizioni della realtà, che assume un livello preteorico, e rappresenta la base del pensiero teorico. Gli apporti principali di Schutz, che definiscono i fondamenti del sapere comune della vita quotidiana, sono:
- Oggettività. La realtà di tutti i giorni è percepita come una realtà ordinata e già oggettivata, costituita cioè da un ordine di oggetti che sono stati designati come tali molto prima della nostra comparsa sulla società. Il linguaggio è l'esempio più chiaro di questa oggettivazione.
- Intersoggettività. La realtà si presenta come un mondo intersoggettivo, condiviso anche da altri; il mondo della vita quotidiana è altrettanto reale per altri che per noi stessi, di conseguenza vi è una corrispondenza tra i nostri significati e quelli degli altri. I punti di vista sono dunque interscambiabili e vi è confluenza nei sistemi di attribuzione di importanza.
- Naturalità o autoevidenza. Il senso comune è un tipo di sapere che adotta un atteggiamento naturale rispetto al mondo che ci circonda, in quanto accetta la realtà così come, senza altre verifiche. Di conseguenza sospendiamo il dubbio, e diamo le definizioni della realtà condivise per scontate. Questa sospensione del dubbio dipende dalla necessità di seguire delle procedure o delle regole, delle routine, che ci permettono di agire senza dover ogni volta riflettere sul da farsi o sul perché di una certa azione.
- Tipizzazioni. Nel mondo della vita quotidiana incontriamo continuamente altre persone, queste relazioni si svolgono perlopiù in incontri diretti, e sono percepite in base a schemi di tipizzazione. Questi implicano una selezione di alcuni tratti che ci permettono di collocare l'individuo in una categoria più ampia e quindi di dare un ordine all'esperienza. Ci consentono inoltre di prevedere il comportamento dell'alto, fornendoci una struttura di aspettative su quale debba essere il comportamento adeguato alla situazione. Questi schemi hanno un'origine pragmatica, ossia selezioniamo dell'altro quegli aspetti che sono più importanti per i nostri scopi e per gli interessi. Quando l'incontro è diretto le tipizzazioni subiscono un'interferenza reciproca.
- Fondo di conoscenza comune. Le persone interpretano la propria situazione utilizzando un fondo di conoscenze e di simboli, come le parole della lingua, i modelli culturali. Questa conoscenza è socialmente distribuita.
L'idea di un sapere incorporato in regole e ruotine non rimanda a individui passivi che ripetono modelli già confezionati, in quanto esiste sempre la possibilità che la routine venga interrotta dalla comparsa di un problema, che in genere è qualcosa che non abbiamo ancora trasformato in ruotine. Di fronte a questi problemi il senso comune opera integrando l'ignoto nel già noto, riconducendoli a categorie familiari.
L’etnometodologia approfondisce i modi in cui gli individui attribuiscono senso agli eventi sociali.

Tratto da SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI di Manuela Floris
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