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Le innovazioni della rivoluzione industriale

Le innovazioni della rivoluzione industriale



Cap 1 (rivoluzione industriale, sub contratto e operaio di mestiere)
La rivoluzione industriale datata nel XVIII sec. Viene descritta come quell’ insieme di innovazioni  che rendono possibile il passaggio dall’artigianato alla manifattura, dando vita all’economia moderna e all’industria di produzione meccanica.
Questi fenomeni diedero vita alla fine dell’economia di sussistenza, e all’ascesa del commercio, dell’individualismo, di una nuova classe sociale, la borghesia. (vedi libro sociologia, capitalismo, dottrina della predestinazione calvinista).
La costante innovazione scientifica che richiedeva il mercato, e la concentrazione del lavoro in fabbrica, sono espressione della disciplina del tempo, il tempo diventa denaro, di qui la necessità di disciplinare e concentrare il lavoro nelle fabbriche.
Da qui si potè iniziare a disciplinare il lavoro non si poteva più scegliere quando lavorare o come, altrimenti c’erano sanzioni o il licenziamento, ma la disciplina del tempo di lavoro incontrò molte resistenze nei lavoratori. La fabbrica non era nata insomma ancora  per dare un organizzazione al lavoro, ma più per ragioni fisiche , e anche x monitorare il lavoro da parte dei datori., inoltre c’era il fattore positivo delle interazioni ripetute, che facevano si che la informazioni si diffondessero tra i lavoratori, che acquisivano familiarità col lavoro stesso.

La formula di impiego della forza lavoro con il sub contratto fu largamente utilizzata dalla inizio della rivoluzione industriale fino a metà e rotte del 1800, prevedeva che molti operai (specie nella manifattura), non dipendevano direttamente dal padrone (o capitalista) , ma dal subappaltatore, che nello stesso momento era operaio , e datore di lavoro.
I contrattisti erano intermediari che gestivano l’intera impresa (licenziando assumendo distribuendo le paghe) al posto del capitalista, che controllava solo il risultato finale, e conferiva il capitale.
Alla figura del contrattista si sostituirà nel tempo quella del capo squadra , che sarà un super visore di fabbrica dei lavoratori che verranno visionati di continuo e spinti sempre a fare di più , con minaccia di licenziamento,insomma giocavano sulla paura del lavoratori, anke grazie all’instabilità del mercato del lavoro che c’era allora (il cosiddetto mobbing odierno).

Le prime concentrazioni di manodopera in uno stesso luogo, non cambia molto il modo di organizzazione del lavoro stesso.
Tutta via in fabbrica nascono le macchine universali che sono quelle macchine che si possono adattare a molteplici operazioni in base alle abilità dell’operaio , quindi era questo il periodo dell’ operaio di mestiere, che aveva un compenso piu altro dei manovali e aveva anke una certa discrezionalità operativa, da questo si distingue l’operaio qualificato che sono piu o meno la stessa cosa solo che l’operaio  qualificato è in un contesto di fabbrica piu avanzato piu burocratizzato con piu disciplina dell’ organizzazione del lavoro.
Grazie all’associazionismo sindacale come formula di controllo del mercato del lavoro, l’operaio di mestiere potè arrivare ad imporre all’imprenditore quella ke è stata riamata la regolamentazione unilaterale, ovvero un metodo attraverso il quale era l’operaio di mestiere che definiva  il prezzo e le caratteristiche qualitative e quantitative della prestazione sul mercato del lavoro in modo da non creare competizione tra gli operai di mestiere permettendo cosi agli imprenditori di ridurre i prezzi del contratto.
Tuttavia con l’avvento della crescita organizzativa tecnologica delle imprese e la loro richiesta di efficienza iniziarono a scemare la figura dell’operaio di mestiere e anke dei sistemi di sub appalto , ke erano vantaggiosi x l’ imprenditore perché non era molto costoso come sistema , e poi lasciava tutto in gestione all’operaio di mestiere contrattista che conosceva meglio la produzione d’impresa, i lati negativi invece erano , la frammentazione del processo di produzione in botteghe laboratori, la poca informazione tra i processi, e la troppa discrezionalità degli operai,mancanza di coordinamento tra i vari reparti , tutti fatti che minavano all’efficienza, della fabbrica nella crescente competizione esterna.


Tratto da SOCIOLOGIA DEL LAVORO di Antonio Grisolia
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