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Concetto di Istituzione

Una istituzione è un insieme di ruoli stabilizzati da apposite strutture normative e collegati tra loro da una sorta di struttura delle strutture cui in varia misura tutti coloro che ne fanno parte sono orientati e che svolge compiti rilevanti per l’intero tessuto sociale. I confini delle meta strutture sono proprie dell’istituzione stessa ossia flessibili. Le istituzioni viste come insieme di ruoli tendono ad assorbire i nuclei immodificabili di tali ruoli presentando la specifica caratteristica di stabilire dei limiti rispetto al mutamento sociale. Quando si parla di istituzione nella letteratura sociologica si tiene conto di due elementi uno negativo che riguarda la limitazione di possibilità di azione che l’appartenenza ad un istituzione comporta; l’altro positivo ed è collegato al precedente: chi agisce proprio per le limitazioni che l'istruzione comporta viene tutelato. Questo significa che chi ricopre ruoli all’interno di una istituzione da un lato deve sottoporre il suo comportamento ad un doppio filtro: ma mette al riparo dalla necessità di rincorrere il mutamento sociale garantendole un margine di sopravvivenza aggiuntivo. 

Queste sono le condizioni essenziali perché l’istituzione riesca a sopravvivere al mutamento sociale: 
1. Che essa sviluppi un forte senso di identità 
2. Che i singoli operatori sviluppino un altrettanto forte senso di appartenenza 
3. Che le prestazioni della istituzione siano considerate come essenziali per la società. 

Ovviamente la sola capacità di creare un identità collettiva non basta a creare un istituzione. L’istituzione per essere riconosciuta come tale deve possedere oltre a un senso di appartenenza elevato anche la capacità di presentarsi come unica istanza in grado attraverso strutture organizzate a mantenere una stabilità. Ogni istituzione sociale è caratterizzata da una missione sociale che la fa percepire indispensabile per la società. Perché ciò avvenga la istituzione va sorretta da un ordinamento normativo in grado di avvalersi di una tradizione stabilizzata e ancorata a valori solidi. Secondo una prospettiva armoni cistica le differenziazioni istituzionali all’interno della compagine sociale vengono per lo più viste come strumenti che tendono ad aumentare le possibili strategie di reazione ai mutamenti sociali. Le istituzioni garantiscono ad una certa società la compresenza di modelli di comportamento non suscettibili di essere investiti dal mutamento sociale. Nell’ambito di una prospettiva conflittuale portata ad enfatizzare le contraddizioni tra le diverse aree del sociale i processi di istituzionalizzazione vengono visti in un ottica di conforto. In un ottica sistemica alle istituzioni vengono attribuite una serie di prestazioni funzionali corrispondenti ad altrettante strategie di reazione all’ambiente. Una istituzione atomica di piccole dimensioni è la famiglia, all’estremo opposto c’è lo stato una istituzione per la quale gli aspetti fondamentali vengono salvaguardati da in testo fondamentale.. la costituzione che stabilisce gli aspetti principali in modo generale e astratto cosicchè da farli sopravvivere a mutamenti sociali anche profondi. Altre istituzioni formalmente di origine statuale hanno intrapreso autonomamente con successo il cammino della istituzionalizzazione che li ha portati al riconoscimento da parte dello stato. Vanno menzionati gli ordini professionali. Accanto allo stato ci sono anche altre istituzioni per la sicurezza e la difesa come i carabinieri e c’è anche la chiesa che difende un lato spirituale. Per avvalersi della sua articolazione interna e reagire in modo diversificato ogni istituzione deve dotarsi al suo interno di 4 strumenti: 

1. Capacità di regolare la memoria che consenta alla istituzione di ricordarsi di non ricordare
2. La capacità di dotarsi di auto rappresentazioni che giungano a esternalizzare ciò che è interno alla istituzione presentando come provenienti dall’ambiente impulsi e stimoli selezionati sulla base di interessi istituzionali.
3. Una capacità di delegittimare la delegittimazione che consiste nel mettere a punto ogni volta che sia necessario un apparato di argomentazioni e luoghi comuni capaci di rendere manifestamente insostenibili quegli atteggiamenti che possono risultare incompatibili o pericolosi per la sussistenza della istituzione. 
4. Una capacità di delimitare autonomamente l’ambito di reattività a sollecitazioni esterne avvalendosi di criteri sulla base dei quali l’istituzione possa decidere di non decidere. 

Detti caratteri spiegano perché nella istituzione si può trovare il punto di incontro di due esigenze, quella dell’ordine e quella del cambiamento sociale, della stabilità e dell’adeguamento del mondo delle norme e del mondo dei fatti. Le caratteristiche della istituzione non escludono che la istituzione sia dotata di un autonoma capacità di mutare le proprie norme. 

L’università è una istituzione dotata di una propria specificità. L’università può essere intesa come una istituzione alla quale la formazione statuale riconosca una certa capacità di decisione per il migliore esercizio delle proprie funzioni ma anche una istituzione che sia in grado di sviluppare i caratteri precedentemente indicati basandosi su: 
1. Una cultura idonea a costruire una propria identità riconoscibile da coloro che ne fanno parte sulla base di una memoria condivisa (auto osservazione) 
2. Una percezione delle proprie funzioni con la quale essa tende a legittimarsi nei confronti del suo pubblico (auto legittimazione) 
3. Un insieme di criteri di selezione in grado di presentare come provenienti dall’esterno interessi provenienti dal suo interno (auto rappresentazione) 
4.  Una tendenza ad assumere se stessa come suprema fonte interpretativa dei rapporti con il mondo esterno (autoreferenzialità) 
5. Un insieme di programmi diversificati per definire l’orizzonte delle sue decisioni (auto delimitazione). 

L’università tende ad assumere al suo interno un atteggiamento difensivo quindi non adatto a elaborare proposte di mutamento. 
Le istituzioni sebbene coinvolte nei grandi processi di trasformazione della società sono in grado di sviluppare una consapevolezza interna di tali mutamenti ridotta per la consistente presenza di barriere culturali di natura istituzionale. Divergenza tra immagine e realtà ha fatto parlare di un mito dell’università creato dalla retorica istituzionale che ha spesso impedito di valutare correttamente la rilevanza sociale dell’università. La legge casati tentava di mediare le varie esigenze esigenti. La riforma gentile diceva che l’istruzione superiore ha per fine quello di promuovere il progresso della scienza e di fornire la cultura scientifica. Il passaggio all’università di massa veniva segnato da ulteriori fattori come la deliberalizzazione degli accessi e la diffusione delle tecnologie. Si può affermare che la storia recente della istituzione universitaria mostra che molti degli ostacoli principali che si continuano ad incontrare per sostenere l’adozione di modelli astratti di formazione superiore sembrano legati alle caratteristiche culturali che fanno dell’università una istituzione in senso sociologico. Occorre parlare di una istituzione capace di non farsi travolgere dai mutamenti delle altre istituzioni, può mutare la propria dinamica ove sia chiarito che ci siano punti problematici. Socializzare dovrebbe dotare gli attori di criteri di selezione per assicurare una limitazione del  cambiamento attraverso strumenti culturali. 

Si possono indicare alcuni aspetti problematici connessi alle caratteristiche delle istituzioni universitarie: 
1. Ravvisata nella circostanza che la università suole rappresentare se stessa a coloro che operano al suo interno adottando una versione sistemica capace di trasmettere una rappresentazione del mondo universitario forzatamente unitaria. 
2. Può essere ravvisata nella circostanza che alla istituzione universitaria suole legittimare le proprie peculiari funzioni attraverso una retorica opacizzante nei confronti degli effetti prodotti che non consente di rappresentare tali funzioni al suo esterno in modo sufficientemente suscettibile di rapporti critici. 
3. Risiede nella circostanza che la istituzione universitaria tende ad assumere un’ottica che potrebbe dirsi autoreferenziale. 
4. Risiede nel fatto che la istituzione universitaria suole adottare nei rapporti con l’ambiente un orizzonte di senso ambiguo. 
Si può affermare che uno studio sociologico della università non dovrebbe ignorare gli ostacoli e le potenzialità che derivano dalla specificità culturale che l’università in quanto istituzione possiede. Questo comporta l’avvio di un processo idoneo a trasformare tali caratteristiche in preziosi supporti culturali. Si può quindi sottolineare che la retorica interna basata sul concetto di sistema può favorire una considerazione unitaria ma anche differenziata capace di tener contro dell’articolazione del sistema universitario; che la retorica esterna orientata alle funzioni tipiche della istituzione può sostenere la legittimazione dell’università attraverso una considerazione riflessiva in grado di inserire effettivamente elementi critici nel giudizio sulle concrete modalità di attuazione di tali principi; che la separatezza della istituzione basata sul concetto di autonomia può sostenere la adozione di criteri di rilevanza in modo da assicurare una considerazione aperta in grado di selezionarli e combinarli a caso; che la autoreferenzialità dei criteri di esercizio della governante può contribuire a moltiplicare procedimenti piuttosto che progettazioni partecipate e razionalmente orientati agli scopi. Che la complessità degli orizzonti di senso della istituzione universitaria può sostenere una pluralità di lealtà e di prospettive settoriali dei vari decisori ma può anche tendere a una considerazione globale idonea a prefigurarne gli effetti in un ottica extrasistemica. 

Tratto da SOCIOLOGIA GENERALE E CONTROLLO SOCIALE di Anna Carla Russo
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