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Sanità e guerra di Crimea


altro appuntamento storico con cui la sanità militare si scontrò con grande difficoltà fu la guerra di crimea nel 1855.
A questa guerra, il piemonte partecipa con circa 18.000 uomini e, pur mostrandosi migliore sia  alivello qualitativo che quantitativo rispetto ai servizi sanitari del nemico (russi, inglesi e francesi), ebbe gravi perdite; ciò fu dovuto ad una serie di problematiche impreviste, come:
•    La perdita della nave di trasporto che aveva a bordo tutto il materiale necessario per allestire gli ospedali e aveva, inoltre, il materiale di prima necessità;
•    La fretta con la quale venne organizzata la spedizione;
•    Un cambiamento di programma improvviso che peggiorò ulteriormente la situazione: in un primo momento venne deciso che le truppe piemontesi avrebbero dovuto impiantare la loro base a Costantinopoli, e quindi vi fu organizzato il servizio sanitario militare; tuttavia, il programma venne improvvisamente cambiato: si decise di far proseguire le truppe direttamente in Crimea (dove non era pronto niente).
In crimea, inoltre, dilagava il COLERA che, per via delle scarse condizioni igieniche e le poche conoscenze mediche sulla malattia, si diffuse rapidamente anche tra i soldati piemontesi: fece circa 1.200 vittime.
Particolarmente diffusa fu un’altra malattia, lo SCORBUTO, dovuto soprattutto alla mancanza di viveri freschi e un’alimentazione non molto sana.
Di fronta a tale situazione, le autorità sanitarie militari provvidero affinchè si distribuissero ai reparti ortaggi e frutta fresca, facendo trasferire gli uomini più deboli in località più salubri e ventilate. Queste cure, se pur tardive, si mostrarono efficaci e permisero di limitare i danni della malattia.

Tratto da UN RICORDO DI SOLFERINO, OGGI di Angela Tiano
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