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L'assetto politico degli anni '60 in Italia


UNA CESURA DECISIVA. L'assetto politico che si era definito fra anni quaranta e anni cinquanta viveva una crisi evidente. Lo scontro diventava aperto nel 1960, determinato – e per più versi provocato – dal governo Tambroni, sostenuto dai voti determinanti dei neofascisti: la protesta generale del luglio di quell'anno contro il congressi indetto a genova dal MSI sanciva la fine definitiva del centrismo.
Questa ripresa, questa riassunzione diffusa del paradigma antifascista costituiva di per sé una cesura forte con il periodo precedente. La lunga distrazione era terminata. Non si trattava, del resto, di una semplice ripresa: era in corso una vera e propria riformulazione, una ridefinizione in senso forte del paradigma antifascista.
Il rifiuto del neofascismo, nel momento in cui essi sembrava porre ipoteche determinanti sul governo del paese, si intrecciava alla più generale ripulsa del pesante clima degli anni '50. Nel clima della guerra fredda, inoltre, il paradigma antifascista era stato largamente sostituito da quello anticomunista nell'ideoloogia della classe di governo, che escludeva poi oratori comunisti e socialisti dalle poche celebrazioni ufficiali della Resistenza che il calendario fissava, almeno fino al 1958, quando per la prima volta il governo acconsentì ad una manifestazione ufficiale a Roma con la presenza di tutte le associazioni partigiane.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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