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L'emigrazione come conseguenza del boom economico



Il boom fu un processo spontaneo che seguì una sua logica, rispondendo direttamente al liberop gioco delle forze del mercato e dando luogo, così, a profondi scompensi strutturali. Il primo fu il cosiddetto fenomeno della distorsione dei consumi: la crescita orientata all'esportazione comportò un'enfasi sui beni di consumo privati senza un corrispettivo sviluppo dei consumi pubblici. Scuole, ospedali, case, trasporti restarono parecchio indietro rispetto alla rapida crescita di beni di consumo privati.
Nacque così una corsa al benessere privato che ignorava le necessarie risposte pubbliche ai bisogni collettivi quotidiani. Il boom, poi, aggravò il dualismo nord – sud dell'economia italiana, essendo un fenomeno completamente settentrionale.

L'EMIGRAZIONE. Il miracolo economico rappresentò anche l'occasione per un rimescolamento senza precedenti della popolazione italiana. Centinaia di migliaia di italiani partirono dai luoghi di origine, lasciarono i paesi dove le loro famiglie avevano vissuto per generazioni, abbandonarono il mondo immutabile dell'Italia contadina e iniziarono nuove vite nelle dinamiche città dell'Italia industrializzata.

Modelli e statistiche di emigrazione

Non esistono tutt'oggi statistiche affidabili e il metodo basato sull'analisi dei cambi di residenza non è per niente affidabile, tutt'al più che un'assurda legge fascista del 1939, istituita appositamente per prevenire le migrazioni interne e l'urbanizzazione, intrappolava i migranti in una situazione paradossale a doppio vincolo, per la quale senza nuovo certificato di residenza non si poteva lavorare ma il certificato dipendeva dall'effettivo reperimento del posto di lavoro nel nuovo luogo di residenza. Questa legge assurda non fu abrogata che nel 1961 e fino ad allora, naturalmente, spesso i funzionari non ci fecero caso; eppure ciò fu ampia fonte di preoccupazione per i migranti e falsò inesorabilmente le statistiche di residenza.
La realtà migratoria è estremamente complessa. L'aspetto dominante è il massiccio esodo dalle campagne in ogni zona del paese, sia al Nord sia al Centro. Riguardo al Meridione, l'emigrazione fu più lenta ma enormemente più drammatica. I meridionali non dovevano limitarsi a spostarsi dalla campagna alla città più vicina ma dovevano trasferirsi dalla zona sud dello Stato al a quella centro settentrionale o all'Europa nordoccidentale, come la Germania e la Svizzera.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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