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La discriminazione di interi settori di cittadini (Cpc)

LE AREE DEL NON DIRITTO. È naturalmente necessario chiedersi che effetto hanno decisioni di questo tipo, e sembra insufficiente osservare che esse hanno avuto una portata prevalentemente psicologica e propagandistica. Se è vero che le decisioni di quei Consigli non furono tradotti in costante pratica esecutiva, è comunque importante capire che cosa fu attuato e come agì questo aspetto psicologico e propagandistico. È soprattutto importante cogliere come agirono questi elementi in due direzioni ben precise: il funzionamento concreto dello stato e la formazione di un sentire comune diffuso in strati e settori ampi della società italiana, nel consolidamento cioè di una cultura del non diritto.
L'elemento psicologico indotto da comunicati ufficiali del governo volti a discriminare interi settori di cittadini non agisce solo nella parte politica che si intende combattere, ma ancor più in quella che si intende attivare, ed è l'elemento da considerare meglio. Per quel che riguarda l'applicazione delle direttive nei confronti dei dipendenti dello stato si legga, ad esempio, la relazione del prefetto di Bologna sul trimestre nov. 1954 – gen. 1955, che Scelba considera addirittura esemplare, per le azioni prefettizie mirate ad epurare tutti gli elementi di dubbia tendenza politica, a individuare nel personale delle scuole elementi considerabili infidi, a ridurre gradualmente la possibilità di uso delle pubbliche piazze e a intensificare la sorveglianza di circoli ricreativi socialcomunisti.
La situazione è meglio comprensibile se si analizzano le attività, in chiave quasi esclusivamente antisocialista e anticomunista, del Casellario Politico Centrale e le iniziative promosse nei confronti di professori e insegnanti socialisti e comunisti. Il CPC era nato nel 1894 per iniziativa di Crispi e ufficialmente esso scomparve con la caduta del fascismo; in realtà non fu così. Lo ammise Vincenzo Parisi, capo della polizia, in una uscita resa pubblica solo post mortem. Il CPC già negli anni '50 era articolato in quattro livelli di sorveglianza – discreta, normale, attenta e continua – e ancora nel 1961 vigilava quasi 14.000 persone, di cui quasi 13.000 erano classificati come estremisti di sinistra, e nemmeno un migliaio come estremisti di destra.
I fascicoli dedicati all'attività politica dei funzionari dello stato sono poi parecchio ricchi di riferimenti a insegnanti, controllati di solito su iniziativa del questore, che agiva sulla base di una qualsiasi informazione fiduciaria. Dal questore poi la nota passava al prefetto, poi all'Interno e da lì all'Istruzione che provvedeva a smistare l'ordine di ispezione e controllo al provveditore e da lui al preside. Una precisione non equivalente quando si trattava di estremisti di destra, spesso dal passato ingiustificabile ma ugualmente cancellati dagli archivi del CPC.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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