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La miseria delle campagne italiane - 1950 -


Alcuni motivi che spinsero la popolazione rurale ad abbandonare le campagne sono stati già affrontati: scarsa fertilità dei terreni, natura limitata della riforma agraria, sottoccupazione, miseria, polverizzazione della proprietà. Vi sono per anche motivi specifici dei tardi anni '50. In primis la virata brusca della politica economica degli enti di riforma agraria, che ridussero fortemente le agevolazioni creditizie. In secondo luogo la graduale liberalizzazione dei mercati cerealicoli che provocò un forte ribasso del prezzo del grano. In terzo luogo la dichiarazione di incostituzionalità dell'imponibile di manodopera che tolse uno dei più importanti sostegni all'occupazione rurale.
Questo per quanto riguarda le spinte centrifughe dalla campagna alla città. C'erano poi delle spinte centripete del centro urbano rispetto alla campagna: la certezza di potere avere dei redditi più
alti, la prospettiva di avere un salario regolare e un regolare orario di lavoro, la lusinga di godere dei nuovi ritrovati della civiltà. Per i meridionali era a disposizione il tristissimo treno del sole mentre per i pugliesi esisteva il direttissimo; i sardi avevano a disposizione il traghetto da Porto Torres e poi il treno da Genova. Chi non trovava o non poteva trovare alloggio subito, pagava 50 lire alla polizia ferroviara per essere lasciato libero di dormire in stazione.
Anche tra gli immigrati meridionali c'era una secca distinzione tra la minoranza che proveniva dalla città – più istruita e con più contatti – e la maggioranza che proveniva dalle campagne, più svantaggiata.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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