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Allosanfan - Paolo e Vittorio Taviani


Film del 1974. Negli anni della Restaurazione, l'aristocratico lombardo Fulvio Imbriani, ex giacobino ed ex ufficiale di Bonaparte, dopo una lunga prigionia nelle carceri austriache in quanto membro della setta dei Fratelli Sublimi, viene rilasciato. Nella villa di famiglia in cui si rifugia, viene raggiunto dalla sua donna, Charlotte, che insieme agli ex-compagni di lotta riesce a convincerlo a partecipare a una spedizione rivoluzionaria nel Meridione. In realtà, Fulvio considera l'impresa fallimentare e non impedisce a sua sorella Esther di denunciare i congiurati. La trappola però, non scatta e sfuggiti all'arresto i confratelli si ritrovano per dare sepoltura a Charlotte, rimasta uccisa nel conflitto a fuoco con i gendarmi. Fulvio è ancora fra loro, nonostante i ripetuti tentativi di sottrarsi a quello che intuisce essere un fallimento. Arrivato nel sud, Fulvio troverà la morte insieme ai suoi compagni, massacrati dai soldati e dai contadini. Nel cinema dei Taviani si innestano cultura letteraria e modelli cinematografici in cui confluiscono le lezioni di Rossellini, Chaplin  e Bresson, nonché una concezione dell'ideologia come passione e scelta di vita. Attraverso le vicende immaginarie, ma strettamente collegate allo scenario storico reale della prima fase del nostro Risorgimento (quella delle società segrete premazziniane e della carboneria, ma anche delle successive spedizioni in meridione dei fratelli Bandiera e di Pisacane), i fratelli Taviani affermano uno dei temi portanti del loro cinema: la dedizione assoluta all'utopia, nel sogno d'un cambiamento e dell'avvento di nuove età di maggiore eguaglianza sociale. Nella figura di Allosanfan, (il cui nome richiama il senso di un appassionato slancio contro le ingiustizie riecheggiando, infatti, l'inizio della Marsigliese), i registi esprimono proprio questa spinta utopica verso un futuro che al momento appare confuso e sfuggente, come è il racconto di Allosanfan fatto nel delirio di una vittoria immaginaria, ma che già nella camicia rossa di Fulvio preconizza il successo della spedizione dei Mille di Garibaldi e l'affermazione del movimento socialista di fine Ottocento.

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