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La formazione del Nuovo Testamento



La nuova comunità cristiana deve darsi un nuovo insieme di regole che però non vengono immediatamente messe per iscritto.
Sono tutti d'accordo sulla necessità di dare una nuova interpretazione della Scrittura ma questa è all'inizio solo in forma orale. Le prime forme di reinterpretazione scritta sono, a partire dagli anni Trenta, le storie della passione, che verranno poi inserite nel Nuovo Testamento. Il motivo è da ricercarsi nella straordinarietà di quell'evento, così imprevedibile per i Giudei, che portano a indagare, a cercare di capire le ragioni di quell'evento. Successivamente si aggiungono una serie di raccolte di detti e parole di Gesù, e narrazioni su eventi salienti della sua vita. Sono però le Lettere di Paolo, nella loro stesura definitiva, le più antiche testimonianze del canone neotestamentario. Sono lettere che esprimono la necessità di istruire, correggere e confortare sulla dottrina cristiana. Esse, dunque, rappresentano il momento del consolidamento della comunità, non la sua fondazione.
Delle Tredici lettere di Paolo solo Sette sono da attribuire effettivamente a Paolo:
- I lettera ai Tessalonicesi = tratta principalmente del problema della parusìa.
- Lettera ai Filippesi = Dove Paolo tratta del fatto che Gesù non si vanta della sua uguaglianza con Dio ma utilizza il suo status per redimere l'umanità.
- Lettera ai Galati = dove tratta del problema dell'imposizione ai pagani convertiti della Scrittura e dell'Israele secondo la carne dell'Israele secondo lo spirito.
- Le due Lettere ai Corinzi
- La lettera a Filemone
- La lettera ai Romani.
Dopo le lettere di Paolo si aggiungono i quattro Vangeli, nell'ordine Marco, Luca, Matteo e Giovanni. I Vangeli non sono da considerare come vite di Gesù o come opere di storia ma come opere di teologia, che devono testimoniare e confessare la fede della comunità in Gesù di Nazaret Messia e Figlio di Dio.
Il Gesù dei Vangeli non è dunque la figura che apparve agli abitanti di Palestina durante la sua vicenda terrena, il Gesù secondo la carne, ma la figura di Gesù come è stata compresa dai discepoli nella fede dopo la risurrezione, il Gesù secondo lo spirito. Ma come si formano i vangeli? La loro natura e i loro rapporti sono molto complessi. I primi tre presentano somiglianze così grandi nel racconto da poter essere stampati su tre colonne parallele per abbracciarli con un solo sguardo (appunto sinossi, e quindi Sinottici), ma rivelano anche significative differenze. È questa la cosiddetta questione sinottica.
Il fatto che Matteo e Luca nell'ordine della narrazione vadano d'accordo tra loro fino a quando vanno anche d'accordo con Marco e che Luca e Matteo contengono in forma letterariamente più elaborata quanto detto da Marco, ha fatto stabilire che quello di Marco sia il vangelo più antico. Il vangelo di Marco, dunque, è stato composto probabilmente dopo il 70, presumibilmente negli anni 80. Marco però non è l'iniziatore della tradizione scritta, perché prima di lui ce ne erano state altre. Il suo merito è quello di avere organizzato, sincretizzato, i precedenti materiali in un unicum nuovo, il genere del vangelo.
Ma Luca e Matteo non prendono spunto solo da Marco. Tutta una parte di questi due vangeli non trova corrispondenza nel vangelo di Marco: specialmente la parte dei lògia. Si è pensato così ad una seconda fonte, la fonte Q, la cui età dovrebbe essere anche più antica del vangelo di Marco. Questa fonte doveva essere in aramaico e successivamente deve essere stata tradotta in greco.


Tratto da STORIA DEL CRISTIANESIMO di Gherardo Fabretti
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