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L’élite guerriera


Alla fine del periodo Heian si crearono dei gruppi di guerrieri professionisti tra cui gli uomini d'armi, detti Bushi, e i Saburai, militari al servizio della nobiltà e dei governatori, dai cui sarebbero derivati i Samurai.

Erano milizie assoldate per svolgere compiti civili e militari come riscuotere le tasse o garantire il controllo di risorse agricole, l'aristocrazia civile tradizionalmente provava un'avversione per le armi e lasciava il loro uso a questi gruppi di militari. Le incursioni di bande armate nelle campagne divennero sempre più frequenti e i contadini dovettero sempre più spesso rifugiarsi negli Shoen, anche i nobili che disprezzavano i guerrieri, ormai non ne potevano farne a meno perché erano indispensabili per mantenere il controllo sulle terre, tanto che si dotarono di milizie proprie e lo stesso fecero le istituzioni religiose.

Sebbene l'élite guerriera avesse ottenuto una supremazia in ambito economico e politico, l'aristocrazia civile, o Kuge, colta e raffinata, mantenne la supremazia sociale e culturale. L’imperatore e l'aristocrazia di corte continuarono a mantenere il potere formale anche quando quello effettivo era nelle mani dello Shogun, ossia il "grande generale conquistatore dei barbari", che comunque continuava ad essere nominato dall'imperatore perché considerato in grado di mantenere la pace.

L'ascesa dei militari era dettata anche dalla necessità di sedare le minacce provenienti dalle popolazioni Emishi delle regioni nord-orientali, considerate barbare, e probabilmente antenati degli Ainu. Tra l'VIII e il IX il problema della frontiera nord-orientale si fece più grave e il governo imperiale finì per delegare i compiti di difesa alle milizie guidate dall'aristocrazia locale.

In questo clima la classe dei guerrieri si dotò di codici comportamentali e creò una propria cultura, dotandosi anche di una gerarchia interna basata sui vincoli di sangue reali o presunti. Ogni casata era guidata da un capo e poteva essere costituita, oltre che dai membri della famiglia, dai Gokenin, che aderivano alla casata e dimostravano obbedienza al signore pur non essendo legati da vincoli di sangue. Spesso a capo di queste famiglie vi erano nobili che erano stati esclusi dalla vita di corte a causa del loro ruolo scomodo e pericoloso, ad ogni modo mantenevano un cognome che spettava alle famiglie aristocratiche, ma non facevano parte della casa imperiale, come i Minamoto e i Taira.

Tratto da STORIA DEL GIAPPONE di Veronica Vismara
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