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L’egemonia inglese nel XIX secolo – Paul Kennedy


L’ideologia della politica economica del laisser faire predicava pace eterna, basse spese governative e la riduzione del controllo dello Stato sull’economia e sull’individuo. Presupponendo che la guerra fosse la soluzione estrema, la modernizzazione che ebbe luogo nell’industria e nelle comunicazioni britanniche non fu accompagnata da miglioramenti dell’esercito.

A metà dell’epoca vittoriana, pur dominante, l’economia britannica fu probabilmente meno mobilitata per la guerra che in ogni altro periodo dall’avvento degli Stuart e, d’altra parte, le spese militari furono mantenute ad un minimo assoluto. Quindi, la potenza bellica non rifletteva le dimensioni dell’economia britannica nel mondo. Anche una guerra molto limitata come quella di Crimea mise duramente alla prova il sistema. I vittoriani ritenevano che l’equilibrio tra le grandi potenze continentali rendesse inutile ogni intervento militare su larga scala da parte della Gran Bretagna. Mentre si impegnava, per via diplomatica e tramite il distaccamento di squadre navali, per influenzare gli eventi politici nelle periferie vitali d’Europa, la Gran Bretagna tendeva ad astenersi dall’intervenire altrove.

Fino alla metà del XIX secolo il Regno era pertanto una potenza di tipo diverso. Esso era effettivamente forte in altri campi, ognuno dei quali era considerato dai britannici molto più importante del mantenimento di un grande esercito.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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