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La dinamica politica nel primo decennio della Repubblica Italiana – Paolo Farneti


Le forze politiche dell’Assemblea Costituente (1946) erano le forze tradizionali della storia politica italiana: quella socialista (PSI 21%, PCI 19%), quella cattolica (DC 35%), e quella liberaldemocratica (Unione Dem.a Naz. 7%, PRI 4%, Partito d’azione 1%). La destra reazionaria dichiarata, che faceva capo all’uomo qualunque e al blocco nazionale della libertà (5% e 3%) non fu determinante nella fisionomia di fondo della Costituente.

I venti mesi di lavoro della Costituente segnano un periodo in cui le forze politiche operarono due scelte decisive. La prima fu il risultato di un’alleanza assembleare tra DC (soprattutto), PSI e PCI. Il secondo fu il risultato di un’alleanza di governo cattolico-liberale tra DC e tecnici di tradizione liberale come Einaudi. Le ragioni addotte per la prima alleanza furono: senso dell’unità nazionale, continuità con la tradizione risorgimentale e sincero antifascismo della grande maggioranza della Costituente. Le ragioni addotte per la seconda alleanza sono riferite di solito alla situazione internazionale: la preponderanza crescente degli Stati Uniti in Italia all’inizio della guerra fredda.

Forse, in realtà, ci sono ragioni che vanno più addentro i contenuti. Scartate le ipotesi delle sinistre o della DC (il cui corporativismo, dopo il fascismo, non era la soluzione migliore) di piani di sviluppo, restava il programma liberale con la variante continentale di intervento dello Stato in funzione di incentivo all’industria privata. Da questo punto di vista, l’inserimento dell’Italia nel mercato internazionale corrispose anche al disegno di un blocco internazionale euroamericano in funzione antisovietica.

Tuttavia tale modello di sviluppo era impopolare perfino alla maggior parte della classe imprenditoriale, avvezza da troppo tempo al protezionismo vecchio stile. Si impose dunque una gestione politica ben diversa dal consensualismo nell’Assemblea Costituente. Essa riuscì ad affermarsi soprattutto con le elezioni del 18 aprile 1948. Se l’Italia del 1946 era profondamente divisa in termini sociali e politici ma classe politica era relativamente unita, quella del 1948 mostrava al contrario un netto irrigidimento della classe politica in due blocchi contrapposti, quello cattolico-liberale e quello socialcomunista. Di fatto l’iniziativa di mobilitazione era passata dalla sinistra alla coalizione di centro grazie all’intervento politico della Chiesa.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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