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La modernizzazione del Giappone nel XIX secolo – Pierre Léon


Le basi della crescita economica vennero gettate dallo Stato negli anni 1868-85. L’antico ordine sociale venne rovesciato e si elaborò un nuovo diritto, che aprì la strada alla costituzione di un’organizzazione capitalistica della produzione. Le corporazioni furono soppresse nel 1868. I samurai furono autorizzati a dedicarsi alle attività commerciali, i contadini venivano trasformati in proprietari. I samurai furono dapprima presi a carico dallo Stato. Nel 1876 essi però furono obbligati ad accettare la conversione dei loro diritti in un capitale che in seguito persero molto del loro valore a causa dell’inflazione.

Il governo Meiji, nonostante la gravità della situazione politica e il peso delle incombenze in cui era gravato, riuscì ad edificare un moderno sistema finanziario, economico e bancario. Gli anni 1876-80 furono contrassegnati da una gravissima crisi inflazionistica. Venne allora intrapresa, dal 1881 al 1885, una politica deflazionistica di Matsukasa, che si ispirò largamente ai principi del ministro francese delle Finanze, Léon Say. Tale politica ebbe un completo successo: nel 1884 i prezzi diminuirono del 75%. Tale politica fu accompagnata ad un certo disimpegno industriale dello Stato, allo scopo di ridurre le spese pubbliche. Lo Stato restituì infatti al settore privato la maggior parte delle imprese che aveva creato negli anni precedenti.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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