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Lo spettro della violenza di classe nell'era progressiva – Rhodri Jeffreys-Jones


Un pensiero dalle prospettive catastrofiche è evidente nella letteratura del periodo progressista. Esso impegnava anche gli scritti della maggior parte delle persone che avevano interessi politici, i quali denunciarono un aumento dei casi di violenza industriale; i fatti aiutano a spiegare perché il pensiero catastrofico guadagnasse terreno, con violente battaglie tra lavoratori e mercenari dei capitalisti. Stranamente gli stessi riformatori sociali, pur essendo, per mentalità, in gran parte pacifisti, sfruttarono il timore della violenza di classe al fine di recare aiuto ai poveri. Queste tattiche produssero una reazione. Il pubblico cominciò ora realmente a sospettare che nel movimento dei lavoratori ci fossero elementi rivoluzionari. Una rassegna delle realizzazioni della riforma progressista a livello nazionale rivela che i capi del movimento erano decisi fin dal principio a tenere sotto controllo le masse; il loro metodo consistette sempre nell’offrire riforme destinate a placare gli animi e nell’assicurare la preservazione dell’ordine, come nel caso delle riforme militari, prima manifestazione nazionale del progressismo.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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