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Mao Zedong e l'ascesa del comunismo – Mario Sabattini e Paolo Santangelo


Del problema delle campagne, trascurato sia dal Guomindang, espressione della borghesia di città, sia dal Partito Comunista Cinese, che considerava la classe operaia urbana come l’unica vera forza rivoluzionaria, se ne occupò Mao Zedong, cosciente del potenziale rivoluzionario esistente nelle campagne cinesi. Delle due insurrezioni organizzate nel 1927, nessuna delle due ebbe successo, ma una serie di superstiti si sarebbero ritrovati successivamente per costituire la prima base rossa sui monti Jinggang.

Lo sviluppo delle basi rosse nel Sud della Cina, che avrebbe portato alla fine del 1931 alla fondazione della Repubblica Sovietica Cinese, fu dovuto all’opera di un gruppo di dirigenti comunisti in una posizione minoritaria all’interno del partito. Essi dovettero infatti contrastare a più riprese una direzione politica che continuava ostinatamente a considerare le città come centri del processo rivoluzionario. La situazione peggiorò quando i cosiddetti ventotto bolscevichi tentarono di impadronirsi delle Basi Rosse, controllate da Mao. Fu proprio in questo periodo che le campagne di annientamento lanciate da Jiang Jieshi contro la Repubblica Sovietica raggiunsero il loro culmine. I comunisti furono costretti ad intraprendere quella che sarebbe passata alla storia come la “Lunga Marcia”. Al suo inizio, nel gennaio 1935, si tenne la storica riunione che avrebbe portato alla direzione del Partito Comunista Cinese.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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