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La tesi di Black



La tesi di Black: la censura ha allontanato la ricerca scientifica dalla penisola italiana e l'ha fatta andare altrove. Nella parte degli accusati e testimoni, c'è un'altra tesi di Black: il dialogo tra giudice e inquisito che, citando Prosperi, Black definisce una prova di astuzia e una tela di ragno; il dialogo è quindi una lotta, una prova di forza, soprattutto di astuzia perché essa è quella che da parte dell'inquisitore, di fare una tela di ragno, mentre da parte dell'inquisito, di sfuggire ad essa. Questo gioco fatto di stratagemmi si vede in molti processi raccontati. Tra gli stratagemmi, il più famoso è quello di ripetere, negando, ciò che dice l'inquisitore quindi non dire mai nulla di più di quello che l'inquisitore chiede e soprattutto negare.

Black sostiene che i notai suggeriscano come rispondere (prof non crede questo), in modo modesto e sottotono per poter patteggiare la pena e questo serve a Black per confermare la sua tesi, quella che il Sant'Uffizio è un istituto di riconciliazione, non solo di castigo e di controllo. Questa è la tesi principale dell'autore. Secondo Black, molti ammettono di aver sbagliato con la bocca, ma che con il cuore si sono sempre mantenuti fedeli, non rinnegando. Questa è una cosa che consente di giustificare il proprio peccato, quindi discolpandosi e attribuire al peccato le caratteristiche esteriori (dire con la bocca, come il vento, mentre nel cuore c'è la fede). La giustificazione "bocca/cuore" serve ad attenuare il peso del reato che viene imputato, poiché nel momento del processo, gli inquisiti dicono la verità la quale è diversa da quella per cui sono stati inquisiti, perché è quella del loro cuore; dunque dicono cosa pensano davvero, ma che ci sia dissimulazione è una cosa scontata.
Il termine dissimulazione va usato con cautela: oggi il termine è usato in modo dispregiativo, ma questo non è il senso della dissimulazione del '600 (dissimulazione onesta di Accetto) e non è questo il senso della dissimulazione in contesto romano.
Esempio: Francesco Schiera ha un conflitto interiore tra la verità e la sua dissimulazione. Il caso è paradigmatico: Schiera muore disperato perché crede che la dissimulazione comporti la sua dannazione eterna, dunque per aver mentito sulla sua fede pensa di morire disperato. Alcuni di questi, scelgono il martirio pur di non dissimulare.
Secondo la prof, Black dice che i notai suggeriscono come rispondere sulla base di una cosa che accade, ovvero per il fatto che i notai hanno già degli schemi precompilati quando si presentano agli interrogatori, sono formulari già predisposti; spesso se la risposta era lunga, i notai la scrivevano di lato e poi la scrivevano in bella copia, la stessa copia avveniva per la trascrizione degli interrogatori in bella copia, senza note o appunti.
Molti resistono alla tortura: diverse sedute di tortura non terminano con la confessione; quelli che confessano sotto tortura, usano lo stratagemma di indicare come correi persone morte o lontane. Lo status sociale dell'imputato influenza il processo, le stesse carceri possono essere più o meno comode. Ci sono una serie di assoluzioni che il tribunale romano fa in base alla qualità delle persone: più sei nobile, meno ti si attribuisce malizia nel commettere il reato imputato. Il reato si presume influenzato da altri e quindi si prende in esame anche la rete sociale del reo per trovare complici.

La pubblica reputazione può essere a base di un'inchiesta approfondita, cioè sappiamo che il termine di "fama" ha una valenza giuridica. La buona o cattiva fama, quando raggiunga ad aures i giudici, produce una serie di conseguenze sul piano dell'istruzione di un processo inquisitorio. Non c'è solo bisogno di una prova della commissione di reato, basta la fama che imponga l'attività del tribunale.

Riguardo la stregoneria, Black sostiene che essa venga trattata con relativa indulgenza: ci sono diversi tribunali che non hanno mai giudicato un caso di stregoneria, quindi c'è una relativa indifferenza da parte di molti giudici ecclesiastici nei confronti del reato.

Esempi importanti: streghe di Triora o streghe della Val Camonica.

Conclusioni: atteggiamento del Santo Uffizio più pedagogico che repressivo; la disseminazione del tribunale; gli stati italiani di antico regime che, pur in continuo riferimento all'autorità del papa, tuttavia consentono da un lato una maggiore autonomia dei giudici e dall'altro lato un maggior conflitto giurisdizionale con le autorità locali; l'uso molto blando e parsimonioso della tortura; la parsimonia della comminazione delle condanne capitali; la predilezione per il processo sommario soprattutto per gli sponte comparentes; l'atteggiamento nei confronti della stregoneria; infine, un'insinuazione da parte di Black che cerca di far passare l'idea che l'inquisizione sulla faccenda della dissimulazione abbia influenzato una caratteristica italiana, lasciando in eredità una certa propensione alla dissimulazione, considerandola una cosa anche positiva (tesi non appoggiata dalla prof).
Domanda: l'inquisizione romana è stata studiata anche da studiosi di cultura protestante, i quali l'hanno accusata di essere un tribunale sanguinario.

Tratto da STORIA DELL’INQUISIZIONE ROMANA di Federica Palmigiano
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