Assolutismo illuminato Qing

Con al morte di Shunzhi nel 1661 salì al trono KANGXI, di soli sette anni ma di grandi potenzialità se già a sedici si liberava dal reggente Oboi ed iniziava a governare da solo. Egli capì che per estendere le capacità dei Qing era necessario ridurre definitivamente il potere della nobiltà mancese con l’ulteriore ripresa delle istituzioni tradizionali cinesi. Divenne così egli stesso l’esempio del perfetto sovrano confuciano, sforzandosi di accattivarsi la stima anche dei funzionari cinesi ed incentivando i dotti cinesi a scrivere sotto al sua protezione la storia ufficiale della dinastia Ming. Compì diversi viaggi per ispezionare di persona l’Impero, patrocinò le arti e le lettere, migliorò le condizioni economiche del paese e fece riparare il Gran Canale. Cercò sempre di colpire la corruzione e di impostare rapporti paritari far cinesi e mancesi. Alla sua morte nel 1723 si aprì una lotta per la successione al trono, che, dopo un fatto di sangue, vide l’ascesa del suo sesto figlio, YONGZHENG. Questi si rivelò un abile sovrano che nonostante la fobia dei complotti e il clima poliziesco che produsse, seppe rafforzare il potere centrale, combattere l’evasione fiscale ed i privilegi e risanare profondamente le finanze dello stato, preparando così le condizioni per il regno di suo figlio QIANLONG, che gli succedette nel 1736. Qianlong è anch’esso nel novero dei perfetti sovrani confuciani perché patrocinò le arti, mantenne un saldo potere centrale ed espanse i confini dell’Impero, che con lui raggiunse la massima espansione territoriale, acquisendo Tibet, bacini del Tarim e di Zungaria (Xinjiang), Mongolia esterna e territori dell’Amur e del Litorale (oggi domini russi). Tuttavia l’im-peratore non fece abbastanza per combattere la corruzione, che proprio sotto il suo regno cominciò a svilupparsi diventando un vero e proprio sistema nei regni successivi.