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La Cina moderna (dinastia Song)

La Cina moderna (dinastia Song)

Zhu Wen fu presto scalzato da un altro generale, membro di una famiglie di origini barbare, il quel fu comunque scalzato a sua volta. Si aprì per la Cina un periodo di anarchia, nel quale il territorio nazionale risultò diviso in dieci stati. La storiografia cinese ha voluto vedere in questo periodo una fase di passaggio fra la fine della dinastia Tang e la fondazione della dinastia Song, ed ha individuato in cinque dinastie la manifestazione concreta di questo passaggio, detto appunto delle cinque dinastie. In realtà si trattò solo di un periodo durante il quale l’impero si disgregò.
La dinastia Song fu fondata nel 960 dal generale Zhao Kuangyim (Taizu) che si impadronì del potere e fondo a Kaifeng la sua capitale. Nei successivi quindici anni lui ed il fratello completarono la conquista dei dieci regni riunificando la Cina (eccetto l’Hebei e lo Shanxi che erano caduti sotto il controllo dei potenti regni barbari del Nord). I regni dei fratelli Zhao realizzarono importanti passi avanti: in primo luogo riunificarono l’Impero; in secondo riuscirono a costruire un potere centrale forte e, ancora più importante, ad allontanare i militari dalla vita civile e politica (l’istituzione Tang dei governatori militari non fu ripresa); e infine fu ulteriormente rafforzato il sistema degli esami, allontanando definitivamente la vecchia aristocrazia di origini barbare dalla gestione del potere e dell’amministrazione a vantaggio della gentry meridionale, che grazie al sistema degli esami poteva ascendere socialmente attraverso la carriera nella burocrazia statale. Questo risulta ancor più ammirevole se si considera che durante tutti i tre secoli di regno della dinastia, i Song dovettero sempre confrontarsi con regni barbarici particolarmente forti: i tibetani ad occidente e i diversi imperi barbarici a Nord (Xi Xia, Liao, Jin). 

Caratteristico del periodo Song è anche il fenomeno della politicizzazione di settori sempre più grandi della società, conseguenza diretta dell’allargamento del sistema degli esami e del generale avanzare della modernità nel paese. Si formarono in seno all’amministrazione (e quindi di riflesso anche nel paese) due correnti di pensiero in merito al tema del buon governo, con i radicali schierati su posizioni riformiste e i moderati, che invece ponevano piuttosto l’accento sulla moralità dei funzionari. Lo scontro ebbe come apice la salita al potere di Wang Anshi fra 1021 e 1086, il quale promosse una vasta serie di ambiziose riforme, rimaste però in gran parte inapplicate per l’opposizione delle grandi famiglie e dei ceti privilegiati. In generale tuttavia, nel periodo Song lo stato espanse notevolmente la sua attività, agendo direttamente per promuovere l’agricoltura, controllare il commercio e occuparsi di welfare state (un settore prima monopolio della chiesa buddista, ora molto regredita come organizzazione). In politica estera i Song si dimostrarono quasi pacifisti, tollerando che il Vietnam si organizzasse come forte stato autonomo e preferendo pagare forti indennità ai regni barbari del Nord piuttosto che affrontare militarmente il confronto con essi (cosa che fu comunque più volte tentata e sempre con esisti infausti).
Dopo la morte di Wang Anshi lo scontro fra radicali e moderati riprese paralizzando per diversi lustri l’operato dei governi, mentre andava allargandosi (a causa dei soliti motivi: evasione fiscale da parte delle grandi famiglie e latifondismo) il deficit nel bilancio statale. Ma problemi ben più gravi mettevano radici molto più a Nord, in Mongolia, dove due popoli barbari, quello dei Nuzhen e quello del regno di Jin, stringevano un’alleanza. Ad essi si allearono anche i cinesi, che intendevano servirsene per cingere d’assedio il regno barbaro di Liao (Quidan), che dal periodo delle cinque dinastie ancora occupava la provincia dell’Hebei. Nella guerra che seguì (1118-1120) i Jin occuparono il regno di Liao mentre i cinesi si prendevano -a tradimento- l’Hebei. Questa furberia però non piacque ai Jin, che nel 1127 procedettero all’occupazione della Cina settentrionale, riuscendo anche a conquistarne la capitale Kaifeng, dove l’imperatore e la corte furono fatti prigionieri. Si estingueva così la dinastia Song.

DINASTIA DEI SONG MERIDIONALI

Fortunatamente però il figlio dell’imperatore, Huizong, si trovava in quel momento nel meridione del paese, dove organizzò un nuovo governo e restaurò la dinastia (passata alla storia come dinastia dei Song Meridionali). Sebbene l’impresa di restaurazione sembrasse in un primo tempo disperata, Huizong riuscì nel suo intento, anche se dovette rassegnarsi a che il settentrione del paese rimanesse sotto il controllo del regno di Jin (1142). La tensione con i Jin si riaccese però nel 1221, allorché i cinesi pensarono di allearsi ad una nuova potenza barbara emergente, quella dei mongoli di Gengis Khan, che speravano di poter sfruttare contro i Jin. Il calcolo però si rivelo sbagliato perché, come era avvenuto a suo tempo con i Jin, i mongoli subito dopo aver conquistato l’impero Jin divennero pericolosi anche per gli stessi cinesi. I quali allora si allearono ad un altro regno barbaro, quello degli Xi Xia, che però fu anch’esso presto fagocitato dal nascente Impero mongolo. Il confronto militare diretto fra mongoli e Song iniziò nel 1234 e vide i mongoli conquistare il Sichuan, il regno sino-barbarico orientale di Dali e infine il Gran Viet. A questo punto una faida per la successione al trono mongolo congelò le ostilità fino al 1273. Solo tre anni dopo, nel 1276 cadeva la capitale imperiale e la dinastia Song veniva deposta lasciando l’impero più evoluto al mondo in quel momento, in mano ad una popolazione di barbari a cavallo. 

NOTE: sotto la dinastia Song arrivarono a maturazione i processi iniziati durante i Tang: sorpasso economico e sociale del Sud sul Nord, urbanizzazione, uscita di scena della vecchia aristocrazia sino barbarica stroncata dal meccanismo degli esami e, soprattutto, la rivoluzione commerciale. La portata dei cambiamenti era tale che la Cina del XII secolo aveva raggiunto traguardi che l’Europa avrebbe conosciuto solo nel tardo Settecento. Miglioramento straordinario della produttività agricola  (grazie soprattutto all’introduzione volontaria di nuove varietà di riso); raffinatezza sensazionale nell’arte artigiana e, al contempo, trasformazione di certi campi dell’artigianato (estrazione mineraria, metallurgia, ceramica e tipografia), in veri e propri comparti pseudo-industriali. Esistevano officine con migliaia di addetti per la produzione della polvere da sparo, usata sia nell’esercito che nell’estrazione mineraria come esplosivo. La cantieristica fece passi da gigante con il varo di bastimenti a cinque alberi e dotati di compartimenti stagni, la stampa permise la diffusione della letteratura d’intrattenimento a tutto il paese. Ma fu il commercio la vera rivoluzione: basti pensare che sotto i Song le tasse derivanti da artigianato e commercio superarono quelle prodotte dall’agricoltura. Rotte commerciali marittime furono stabilite con Giappone, regni del sud-est asiatico, India e addirittura corno d’Africa. Anche la perdita del controllo sulla via della seta non si tradusse in un freno perché il commercio fiorì con tutti i regni barbarici confinati senza eccezioni. Parallelamente si sviluppava il commercio interno e con esso l’urbanizzazione. Aumentò altresì la mobilità sociale, specie attraverso la carriera nella pubblica amministrazione. NOTA 2: i Song hanno anche il merito di aver elaborato una nuova ideologia unificante per l’impero e la burocrazia: il neoconfucianesimo. Un’ideologia nella quale la dottrina confuciana acquisiva anche l’eredità metafisica buddista e la riflessione taoista sul rapporto uomo-natura, unendo sincreticamente gli insegnamenti morali di Confucio e Mencio ad una più ampia filosofia globalizzante che giustificava l’ordine sociale esistente e spronava gli uomini a coltivare la virtù dell’animo attraverso la rettitudine dell’agire. 

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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