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Il concetto storico del Rinascimento


Non possiamo valutare il senso storico del Vasari senza dire qualche parola sul concetto di storia che si aveva a quel tempo. Il Rinascimento possiede una serie di scritti su questo argomento, come I trattati dell'arte storica dal Rinascimento fino al secolo XVII, di Maffei.
Iniziamo dicendo che il concetto di storia come arte è molto diverso da quello moderno. Il Rinascimento ha ereditato questo concetto dall'antichità, ed è completamente diverso dal nostro, oltre ad essere molto più ampio. Non deriva dalla sfera dell'espressione,attraverso la quale oggi cerchiamo di comprendere l'essenza dell'arte, ma da quella della impressione, dai suoi effetti. La storia è, similmente a quanto diveva Cicerone, magistra vitae e lux veritatis, maestra dell'umanità e specchio reale di ciò che l'umanità ha veramente raggiunto. La storia, per essere veramente sicura della sua efficacia, indossa il manto retorico. Da qui l'uso continuo di Greci e Romani di inserire nel testo storiografico discorsi e lettere: non per abbellire ma per rendere più chiaro il carattere dei personaggi.
Il Rinascimento ha fatto completamente suo questo modo di considerare la storia. Al posto delle cronache medievali, dall'ingenua narrazione fatta di particolari realistici, subentra il modello di Livio. Si lavora anche per stabilire delle regole per scrivere la storia. Il Salviati espone nel suo dialogo Il Lasca la questione dell'ornamento retorico, giungendo all'esplicita dichiarazione che anche le bugie sono permesse quando sembrano più utili della verità perchè lo storico deve avere di mira, come il poeta, gli uomini come dovrebbero essere, un concetto che affonda i suoi principi nell'antico insegnamento dell'arte. Se vogliamo capire Vasari, dobbiamo partire da questi presupposti. Come oggi, anche allora il concetto della relativa distanza delle fonti era molto poco familiare. Le Vite del Vasari nascono dall'incontro di ragioni e interessi diversi: il gusto dell'aneddoto e del racconto, e l'ammirazione per la « virtú » degli artisti quale si esprime nella loro vita e nelle loro opere. Una linea continua le regge, costituendone la trema viva e grandiosa: il concetto del progresso dell'arte, giunta con Michelangelo alla sua perfezione. Oltre il brano virtuoso, oltre l'aneddoto, ed anche oltre la singola vita, va colto il valore letterario, artistico, dell'opera vasariana: alle sorgenti, alle origini stesse dell'opera: che nasce da un verace entusiasmo per la «virtú» degli artefici, i quali seppero compiere grandi imprese vincendo la fortuna e la voracità del tempo; nasce da un amore tutto umanistico della gloria, non solo la propria gloria, ma la «gloria dell'arte», l'«onor degli artefici»; ed anche nasce dall'«affezione degli artefici», vivissima nel Vasari ed antica, fin da quando giovinetto sognava di misurarsi con loro e già andava raccogliendo le notizie del loro operare, ne considerava le vestigia.Non tratteremo dello stile letterario del Vasari. Ci basti dire che gli Italiani vedono nelle sue biografie un'opera classica della loro prosa letteraria. Non è però paragonabile, per la pienezza e la forza della lingua, e ancor meno per la potenza della personalità, al suo connazionale e compagno d'arte Benvenuto Cellini. Ma Vasari è certamente più letterato del Cellini. Basti vedere le sue introduzioni di carattere morale, tenute nel pretto stile dello scrittore di mestiere, con quei lunghi avvolgimenti di periodo che furono il suo cavallo di battaglia.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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