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Il Memoriale di Francesco Albertini



Nel 1510 appare a Firenze, nella tipografia di Tubini, il Memoriale di molte statue e pitture che sono nell'inclyta ciptà di Florentia, a nome di Francesco Albertini, prete fiorentino morto a Roma nel 1520. Albertini informa che nei suoi anni giovanili si trovava nella bottega del Ghirlandaio, decantando al suo amico Baccio da Montelupo – a cui è dedicato il libriccino – un proprio modello, “di mia fantasia” dice, per la facciata del Duomo di Firenze, giudicata senza ordine e misura. Si vanta che nel palazzo del papa si sia già eseguita una porta secondo il suo disegno e non manca di fare presente la sua erudizione, acquistata coi libri di Vitruvio e Alberti. L'opera, che rimane la guida più antica di Firenze, è un lavoretto molto affrettato, buttato giù durante una brevissima visita della città. Un esempio di ciò che oggi si chiamerebbe “edizione fuori commercio”. L'autore, essendo un prete, dà il maggior rilievo alle chiese. La guida trapela un notevole campanilismo, simile a quello del Gelli. Vi figurano solo artisti fiorentini, ad eccezione del Perugino, che viene però citato perchè di educazione fiorentina. Notizie scarse e laconiche e spesso il soggetto dell'opera d'arte non viene nemmeno nominato. Giotto è poco considerato: solo due cappelle in Santa Croce. Molte opere dei Gaddi, probabilmente per una simpatia dell'autore verso una famiglia che all'epoca conservava ancora molto potere. Cimabue e Giottino vengono considerati moltissimo. Ricorda il tabernacolo di Orsanmichele e la porta del Battistero ma non nomina né Orcagna né Pisano (che aveva curato la porta sud).
Il Quattrocento e il Cinquecento sono trattati con più dovizia di particolari ma proprio per questo non sono rari i malintesi e gli sbagli.
- L'urna di san Zanobi, del Ghiberti, viene attribuita a Donatello.
- Il lavabo del Buggiano (Andrea Cavalcanti, allievo di Brunelleschi) è attribuito anch'esso a Donatello.
- Gli affreschi di San Filippo in Prato sono attribuiti a Fra Angelico.
Albertini compare tra le fonti del Vasari sin dalla prima edizione. Ci vollero quasi due generazioni per vedere un altro esempio di guida di Firenze. È la Bellezze di Fiorenza di Bocchi, nel 1591. Tornando ad Albertini, pare che egli fosse uno specialista di guide. È sempre lui, infatti, l'autore di una guida su Roma: Opusculum de Mirabilius novae et veteris urbis Romae, stampato nel 1510. Presenta la classica divisione in città cristiana e città pagana. Dedicato a Giulio II, qui l'interessen per l'opera d'arte in quanto tale è molto secondario. La descrizione non è propriamente topografica, ma ordinata per classi: chiese, poi palazzi papali, case dei cardinali, edifici pubblici, ospedali, biblioteche, tombe, porte di bronzo ed edifici costruiti per ordine di Giulio II. Pur essendo una guida romana il campanilismo fiorentino rimane; per vederlo basta rendersi conto che gli artisti, quando nominati, sono tutti fiorentini.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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