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La periodizzazione della storia dell'arte in Italia, Previtali

La periodizzazione della storia dell'arte in Italia, Previtali


Le questioni maggiormente discusse nella periodicizzazione della storia dell’arte in Italia, di cui Previtali e Bologna (entrambi della scuola del Longhi) si fecero interpreti, si possono schematicamente ridurre a tre:
1) il se, il dove e il come fare iniziare un’arte riconoscibile come italiana;
2) sulla liceità di parlare di un’arte in Italia o di un’arte italiana;
3) se è opportuno o errato attribuire centralità ai momenti di frattura e innovazione;

Periodicizzazione della storia dell’arte in Italia: Previtali

La periodicizzazione secondo Previtali: nella Periodicizzazione della storia dell’arte in Italia, del 1979 Previtali si dichiara convinto che si possa parlare di un’arte italiana e si possa quindi stabilire un tempo e un luogo di inizio. Solo la descrizione storica dei caratteri specifici dell’arte italiana sostiene Previtali, può darci insieme la sua definizione e la chiave per la soluzione del problema della sua origine e continuità. Previtali è certo che esita una continuità territoriale e afferma che il problema dello storico non è quello di definire dei caratteri permanenti ed immutabili ma delle continuità collegate e riconoscibili (riconoscere che l’arte italiana è mutata nel tempo non può significare che riconoscerne l’esistenza). Sostiene che è necessario parlare di arte italiana e non di arte in Italia poiché nel secondo caso sarebbe necessario prendere in considerazione situazioni artistiche che entrano a far parte della storia dell’arte italiana solo a partire dal XVIII secolo quando gli italiani le scoprirono e le integrano nella propria coscienza nazionale. Previtali riconosce a Wolfflin il merito di aver contribuito a stabilire la centralità dell’aspetto stilistico come asse portante della periodizzazione. L’aspetto che maggiormente lo coinvolge nel ricercare la fase aurorale dell’arte italiana è la possibilità di acquisire ogni particolare mutazione stilistica che segni un distacco dalla tradizione bizantina.
Lo stesso Previtali afferma che l’arte italiana nasce in Toscana come sintesi e soluzione nuova di continuità classico-bizantina e innovazione barbarico-gotica (associa la vitalità artistica alla vitalità economica). Lo schema periodizzante che propone è fortemente condizionato da una dictomia tra innovazione e ristagno (evidenzia un alternarsi tra fasi dinamiche e involutive che in realtà non portano né ad una arricchimento di sapere né alla comprensione delle cause) e da un bisogno di emettere giudizi di approvazione o condanna.
La fase aurorale dell’arte italiana viene cioè individuata in relazione all’evolversi dei linguaggi artistici nei trent’anni a cavallo tra Due-Trecento in ambito fiorentino-senese. Un glorioso momento cui seguono fasi di involuzione e accelerazioni innovative.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Alessia Muliere
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