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Lo stile del Vasari

Lo stile del Vasari



Vasari è stato spesso accusato di parzialità, invidia e menzogna. Non sono accuse totalmente infondate e non possiamo appigliarci ad una visione differente da quella moderna; Ghiberti mostrò, ad esempio, grande senso della realtà, dell'obiettività e della chiarezza di visione. Il fatto è che pure Vasari si è sforzato, come dice nella Biografia del Pontormo, di essere scrittore “fedele e verace”, solo, non gli riesce quando si mette a fare il letterato, come col Condivi; in quel caso finisce per trattare il materiale con pregiudizi di ogni genere, da artista, e non da letterato di mestiere. Del resto Vasari non è una mosca bianca, e sappiamo perfettamente che molti altri artisti, anche più grandi, si sono spesso lasciati andare a sprezzanti critiche verso colleghi rei di non avere la stessa tendenza spirituale dei primi. Vasari è un campanilista e toscano com'era, conscio della grandezza della sua patria, finì per giudicare con disprezzo, anche senza vere giustificazioni, napoletani, bolognesi e lombardi. Ma va anche detto che l'artista di materiale sull'Italia settentrionale ne aveva ben poco e con quel poco che aveva tentò poi, nella seconda edizione, di mitigare un po' i furori della prima. Fu ingiusto verso il Sodoma e contro il Boccaccino, quest'ultimo per ragioni personali, poiché avversava Michelangelo, ma ebbe pure il pudore di cancellare, nella II edizione, le parti più cortileggianti, come i pettegolezzi sulla moglie del vecchio maestro Andrea del Sarto.
Ma Vasari non è solo parzialità. Mostrò grande misura e grande giustizia coi suoi contemporanei e rivali, come Cellini e Bandinelli, che non sempre lo ripagarono con la stessa moneta, specialmente il Cellini.
L'orgoglio che trasuda dalla sua opera non glielo rimproveriamo. Vasari non appartiene alla generazione successiva, quella tridentina, inquieta e malferma come i suoi protagonisti: Tasso, Ammannati, eccetera. Possiede il vigore tipico dell'uomo pienamente cinquecentesco e il suo lavoro, ce lo dice Pino, era realmente apprezzato e atteso da moltissimi. Alle volte, è vero, si esprime in maniera un po' pesante, come nel caso di Andrea del Sarto: parlando della sua tomba danneggiata (gli avevano asportato il busto) dice che con la sua Vita gliene aveva eretto uno più duraturo. Nella prima edizione dice “per qualche tempo”; nella seconda “per molti secoli”. Vanitoso? Ma come non dargli ragione...

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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