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Gadamer e circolo ermeneutico


Gadamer (1900 - 2004): è considerati il padre dell’ermeneutica. Scrisse Verità e metodo. Egli è considerato il padre dell’ermeneutica nella misura in cui egli la considera non più strettamente legata all’interpretazione dei testi sacri, ma della vita in generale. Secondo alcuni studiosi attraverso il suo modo di concepire l’ermeneutica egli segna la fine dello storicismo tedesco. In realtà il prof. Magnano sostiene che siano due cose diverse. Gadamer parla ancor a proposito dell’ermeneutica del circolo ermeneutico => procedura circolare dell’interpretazione. L’uomo non può in nessun modo essere mai una tabula rasa, ma esistono sempre in lui residui di pregiudizio. Un uomo come lo concepiva Bacone, ossia in grado di cancellare tutti i pregiudizi è per Gadamer un’astrazione. L’uomo ha sempre una pre-comprensione ossia possiede in sé delle aspettative. La comprensione è solo successiva e si ha quando la precomprensione si scontra con l’oggetto. Questa comprensione una volta avvenuta, può essere in linea come può tradire la precomprensione. Il circolo allora sta ad indicare il processo infinito; infatti nel momento in cui io comprendo un oggetto, essa non ha mai un carattere di definitività. Nel testo di Gadamer c’è un’esplicita critica a Bacone: si può fare in modo di selezionare i pregiudizi, conoscerli per controllarli ma è impossibile eliminarli del tutto. Nella comprensione della vita allora, il procedimento è il medesimo: esso prevede un’alterità del testo, ossia l’oggetto deve essere diverso dal soggetto. Per questo motivo nel processo di comprensione è indispensabile sempre un certo distacco. Per ciò che riguarda il concetto di esperienza invece egli entra in contrasto con Heiddeger il quale sosteneva che fare esperienza significa confermare l’universale, ossia confermare costantemente una teoria. Gadamer invece sostiene che fare esperienza significa smentire convinzioni assodate (non andrò alla ricerca dell’ennesimo cigno bianco per confermare che i cigni sono bianchi, ma cercherò un cigno nero). L’esperienza ha allora un valore negativo, critico: non bisogna costruire certezze su quelle che già si hanno ma al contrario sforzarsi di destrutturate nostre convinzioni per testare se esse sono realmente certe e soprattutto per rispettare quel criterio circolare della non definitività.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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