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Principio di identità in Fichte



Il primo principio suona come l’Io pone se stesso, cioè è causa del proprio essere. È a questa affermazione appunti che corrisponde il principio logico di identità, universalmente riconosciuto e quindi in grado di stare alla base del discorso. La cosa importante da tenere presente è il fatto che Fichte riscontra come già abbiamo accennato identità tra metafisica e logica per cui se A = A viene applicato ad una realtà diversa dall’Io (inteso come Io penso, non come Io individuale) avrà un valore esclusivamente formale, ma se lo si applica all’Io penso esso assumerà anche significato sostanziale e quindi Io = Io indicherà anche la sua esistenza, ossia la sua autoaffermazione. Il fatto che l’Io si riconosca come essere capace di attività conoscitiva pone automaticamente la sua stessa realtà. Fichte in questo atto riconosce anche la possibilità di un’intuizione intellettuale (esclusa da Kant per ogni intelletto finito) mediante il quale il soggetto non conosce soltanto immediatamente se stesso ma è in grado di cogliere quel principio incondizionato che altrimenti in nessun altro modo può essere conosciuto. Questo principio è detto tetico in quanto occupa la posizione della tesi, l’atto del porre.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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