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Bruno in Inghilterra. Cosmologia e ontologia



Nel 1583 Bruno si reca in Inghilterra. Va a Oxford ma lì ha dei problemi con gli universitari: egli criticava a questi un’eccessiva pedanteria ossia, la loro ostinazione nel dare esclusivamente importanza al forma e alla lettera (processo che scaturiva dal recupero dei classici e dagli studi filologici) ignorando il contenuto. Inoltre egli è a favore dell’eliocentrismo, teoria non accettata dai docenti di Oxford, che vedono in quella teoria solo un’ipotesi astronomica e non una dottrina cosmologica capace di descrivere il mondo come esso è fisicamente.. Per questo torna poco dopo a Londra. In realtà Bruno non voleva tanto abolire la concezione cosmocentrica in favore di quella eliocentrica, ma abolire la nozione stessa di centro. La negazione dell’universo infinito, essendo esso un effetto della potenza di Dio, negherebbe l’infinità stessa di Dio. Viene in questo modo a cadere completamente la concezione gerarchica dell’universo di Aristotele.
Della propria cosmologia egli fornisce il suo fondamento ontologico nel dialogo De la causa, principio et uno. In questo scritto egli dichiara di volersi mantenere entro i limiti del “lume naturale”, giungendo alla sua fondazione ontologica della causa e del principio per via squisitamente filosofica. Per questo egli distingue il principio primo ossia Dio, del quale è impossibile dire, da una causa seconda o principio naturale dell’universo: tutti gli infiniti mondi, specie e individui sono solo accidenti di una sostanza unica: essa è la materia universale gravida degli elementi che da essa scaturiscono; essa è dunque materia-vita.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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