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Definizione di giansenismo



Le polemiche sul problema della predestinazione ripresero nel 1640 anno in cui apparve postumo un volume di Cornelio Giansenio. Egli sostiene che è eresia affermare che Cristo sia morto per la salvezza di tutti; Cristo è morto solo per coloro che ha scelto di salvare: solo a loro concederà la grazia durante la loro vita. In effetti i giansenisti non si impegnarono nel sostenere queste tesi perché riconoscevano che fossero eretiche. Vollero però difendere il loro maestro affermando che la Chiesa non poteva condannare e stabilire quale fosse il senso delle proposizioni di Giansenio.
Anche la sua dottrina si basa su una teoria agostiniana e precisamente sulla dottrina del duplice amore. Se prima del peccato originale Adamo era libero dal male, dopo non lo è più stato e con lui tutti gli uomini. L’uomo ha perso la sua libertà di agire verso il bene perché “l’amore terrestre” (quella che Agostino chiama “concupiscenza”) senza la grazia è vincitrice. All’uomo è possibile compiere il bene solo in forza della fede: la fede gli da un aiuto, non che gli dà la possibilità, ma che infallibilmente lo porta a fare il bene. Tale è infatti la “caritas” o “l’amore celeste vincitore”. Tale amore proviene direttamente da Dio per mezzo della grazia ricevuta attraverso la fede. L’efficacia della grazia è qui, a differenza che in Calvino, presentata  nella sua forza di attrazione necessitante al bene anziché connessa all’onnipotenza della volontà di Dio. Ma è pur sempre una formza che libera la libertà dell’uomo (sia a non poter fare il bene, sia a non poter fare il male). Giansenio sostiene dunque infine che è eresia ammettere che si possa resistere alla grazia divina; se essa ti viene concessa devi necessariamente compiere il bene.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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