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Cultura pop, beat


Con l’espressione “pop art” possiamo definire un tipo di arte parla un linguaggio che tutti conoscono: quello dei mass media, della pubblicità, della televisione e del cinema, insomma il linguaggio per immagini tipico della società dei consumi.

La nascita di questa forma d’arte avviene in Inghilterra negli anni Cinquanta, con un dibattito sulla società di massa, mentre negli Stati Uniti la pop art prende forma intorno alla metà dello stesso decennio. In questi stessi anni, negli Stati Uniti sorge la Beat generation, un movimento giovanile che trova la sua espressione sia in campo poetico e letterario sia in campo cinematografico e fotografico.

Molti fotografi mostreranno in questi anni di aver subito l’influenza di queste nuove sensibilità artistiche o comunque di averle in qualche modo anticipate.

Primo fra tutti William Klein, fotografo newyorkese di formazione pittorica che conduce un soggiorno in Europa, in seguito a cui tornerà nella sua città. Il ritorno a New York provoca in lui una sorta di shock, da cui nascerà l’album fotografico New York, comprendente 180 immagini in bianco e nero e finanziato dall’allora direttore di Vogue con una disponibilità infinita di materiale e attrezzatura. Il libro esce prima in Francia, poi in Italia per la Feltrinelli e infine negli Stati Uniti.
Il fatto che esca solo molto dopo negli Stati Uniti, dipende forse dal fatto che Klein non era molto amato in madrepatria.
New York era accompagnato da delle didascalie, scelta anticonvenzionale in quanto erano riportate in un fascicoletto separato di 16 pagine.
In questo senso ha molto a che fare con l’editoria popolare, in particolare il tabloid e il mondo della cultura di massa.

• Le foto ci mostrano una New York “squallida”, immagine che si allontana nettamente dal mito del sogno americano e ci trasmettono un profondo senso di inquietudine ed esasperazione.
• I contrasti tonali sono ottenuti grazie a particolari tecniche di stampa e all’impiego del flash.
• Utilizzo di obiettivi grandangolari da 28 mm.
Pur conoscendo l’opera di chi lo ha preceduto, egli non voleva inserirsi all’interno di una tradizione fortemente codificata. I codici presenti nella sua opera fotografica sono basati su una dimensione anti-tecnica:
• Immagini sgranate e sfocate.
• Immagini volutamente malcomposte.
• Immagini caotiche ed eccessive.

Esempio. "Negozio di dolciumi. Amsterdam Avenue",
1955 → la foto sembra volutamente trascurata, lontana dai canoni estetici fino a quel momento di riferimento e caratterizzata da motivi geometrici che rinviano alla dimensione pubblicitaria.

Klein può essere definito quindi un outsider e si è parlato molto spesso di lui anche come di una sorta di etnografo. Egli era molto abile nello studiare i volti e i comportamenti dei suoi concittadini, secondo una prospettiva sia etnografica sia legata alla coscienza personale.

New York è spesso definito
→ poema fotografico soggettivo
→ parodia del libro fotografico classico

Al suo interno Klein accosta elementi della cultura bassa a quelli della cultura alta, esprimendo la sua volontà di andare controcorrente a quelli che erano i modelli di riferimento di allora.
Il suo obiettivo è quello di arrivare a un’ANTIFOTOGRAFIA.
Tra i fotografi che invece Klein prende maggiormente in considerazione vi è Walker Evans, il primo che si occuperò del panorama popolare mosso dalla cultura di massa.

Fotografo spesso citato insieme a Klein è Robert Frank, fotografo svizzero naturalizzato statunitense. Frank era stato assistente di Walker Evans e a metà degli anni ’50 ottiene una borsa di studio dalla Fondazione Guggenheim.
Nel 1958 pubblica il suo libro fotografico intitolato Les Americains, che contiene foto scattate da Frank in giro per gli Stati Uniti.
Egli è un innovatore e, al contrario di Klein, il cui sguardo è rivolto ai cittadini di New York, il suo è uno sguardo rivolto al popolo americano nella sua interezza.
Nonostante durante i suoi viaggi abbia scattato circa 28 mila negativi, all’interno del libro ne trovano posto soltanto 83.
Nell’edizione americana, uscita in seguito a quella francese, il libro si avvale poi di un’introduzione scritta da Jack Kerouac.
Nelle foto di Frank si alternano elementi ancora legati alla fotografia classica con elementi invece poco convenzionali.

Una delle foto più celebri immortala un tram di New Orleans:
• Immortala quello che era lo status quo del tempo, con una ancora permanente segregazione sul trasporto pubblico.
• Estrema attenzione sul piano compositivo: le linee verticali dei telai dei finestrini rimandano a quelle orizzontali della bandiera a stelle e strisce degli U.S.A., motivo ricorrente all’interno del libro.

Altro nome importante all’interno del panorama fotografico di questi anni è quello di Shomei Tomatsu, fotografo giapponese che nel 1961 pubblica il libro fotografico 11:02.
Tomatsu faceva parte di un gruppo di fotografi che avevano dato vita all’agenzia Vivo e che avevano un rapporto spesso conflittuale con la presenza perdurante degli Stati Uniti sul suolo giapponese.
Il suo libro che comprende 119 foto in bianco e nero che ruotano attorno a due soggetti complementari:
→ i sopravvissuti all’esplosione della bomba nucleare su Nagasaki.
→ oggetti ritrovati in seguito all’esplosione della bomba.

La violenza della bomba, a distanza di 15 anni, aveva alterato irrimediabilmente non solo il loro aspetto esteriore ma anche quello interiore.
La fotografia di Tomatsu ha dunque l’obiettivo di documentare il perdurare della memoria non solo nelle persone ma anche negli oggetti.
La volontà di documentare si unisce a una partecipazione da parte del fotografo nei confronti dei suoi soggetti che è allo stesso tempo rispettosa e implicitamente rabbiosa.

Esempio. Il tempo si è fermato, Nagasaki 11:02 → immortala un orologio fermo per sempre sulle 11:02, ora dello scoppio della bomba su Nagasaki.

In questi anni, l’istituzione più importante continua ad essere il MOMA, che già da qualche anno è diretto da John Szarkowski. Quest’ultimo proporrà una serie di esposizioni importanti che culminano nei New Documents nel 1967, che segnano la consacrazione definitiva di fotografi come Gary Winogrand, Friedlander e Diane Arbus.

Gary Winogrand si forma con Brodovic e rappresenta una fotografia di carattere soggettivo, caratterizzata da una visione ravvicinata dei soggetti e da una partecipazione diretta agli eventi narrati.
Il suo era un rapporto viscerale con la realtà visibile.
Nel 1969 egli pubblica il libro fotografico intitolato The animals, nato dopo la separazione dolorosa dalla moglie, in seguito a cui per intrattenere i figli comincia a visitare parchi, zoo e acquari.
Tra le foto più famose che sono contenute nel libro ricordiamo Lo zoo a Central Park: foto che spiazza gli spettatori in quanto ambientata in un’epoca ancora difficile sul piano degli equilibri razziali, ma raffigurante una giovane donna bianca accanto a un giovane uomo nero. Uno degli elementi più spiazzanti è la presenza delle due scimmie in braccio ai coniugi, che ci rimanda a una forma sottile di satira sociale.
Non è chiaro in che misura i due fossero consapevoli della presenza di Winogrand che scattava la foto.

Lee Friedlander, invece, si concentra sulla vita metropolitana ed esaspera ancora di più la ricerca di natura soggettiva.
In quasi tutte le sue foto l’elemento caratteristico è la presenza del riflesso del fotografo sul soggetto, quasi a creare una sorta di autoritratto e quindi nel loro insieme una autobiografia.
Il tema è quello della vita metropolitana e i soggetti ricorrenti sono:
→ architetture
→ superfici specchianti
→ soggetti pubblicitari come le insegne.

Friedlander fa ricorso solitamente a una macchina 35 mm e a molteplici piani visivi, e quindi narrativi, sovrapposti, espressione dell’accavallarsi degli stimoli provenienti dalla vita moderna.

Esempio 1. "Madison", 1966 → il riflesso del fotografo si staglia sul ritratto fotografico di una donna nera.
Esempio 2. "New Orleans, Louisiana", 1968. → gusto per la dimensione architettonica metropolitana e per il gioco autoriflessivo su superfici specchianti.

Diane Arbus, allieva di Lisette Model, durante la sua attività fotografica lavora anche come fotografa di moda e si avvale di una borsa di studio della Fondazione Guggenheim.
La sua carriera viene interrotta bruscamente dal suo suicidio nel 1971.

Nel 1972 si tiene la prima retrospettiva dedicata alla sua opera da parte del MOMA e della Biennale di Venezia.
Si è parlato della sua attività come di una rivisitazione del genere documentario:
• i soggetti sono quasi sempre ritratti frontalmente
• Contesto percepibile in maniera indiretta, per esempio tramite gli abiti.
• Assenza di un giudizio esplicito.
• Soggetti marginali per caratteristiche fisiche, psicologiche e sociali. (nani, gemelli, travestiti, nudisti, ecc.)

Esempio. "Gemelle identiche" → foto famosa anche come fonte di ispirazione del regista Kubrik nella produzione del film Shining.

Tratto da STORIA DELLA FOTOGRAFIA di Roberta Carta
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