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La fotografia come diario


Negli Stati Uniti, all’inizio degli anni ’70, Larry Clark pubblica il suo libro fotografico intitolato Tulsa che, con un coinvolgimento in parte dell’autore in parte della realtà rappresentata, inaugura il filone del diario.
Attraverso un linguaggio crudo e privo di enfasi, Tulsa narra una vicenda di carattere autobiografico di un gruppo di ragazzi che vivono una vita marginale, dominata da attività e comportamenti a rischio.

Il libro è costituito da 59 immagini in bianco e nero che ricostruiscono le dinamiche di questo gruppo, seguendo quasi uno sviluppo cinematografico in termini di costruzione del racconto.

• Tonalità fotografiche molto scure
• Fotografie spesso bruciate, poco convenzionali
• Senso di inquietudine
• Molte mascherature, proposte spesso da Clark stesso al momento di stampare

Esempio 1 → individuo adulto, ancora molto giovane, padre del bambino che tiene accanto a sé mentre sta fumando. Il ragazzo è Billy Mann, amico di Clark, il quale compare anche nella copertina.
Nella copertina del libro, Billy Mann è a torso nudo, seduto su un letto con una pistola in mano e riporta l’indicazione “morto 1970” (l’amico di Clark era infatti morto nel 1968).
Esempio 2 → il bambino è un elemento secondario, anche se il suo sguardo, che è rivolto al fotografo e quindi anche a chi osserva la foto, colpisce in maniera particolare. C’è chi ha notato come questa foto rovesci un’impostazione che ricorda l’iconografia cristiana della Vergine che tiene in grembo Cristo con ben altro trasporto.

S’inserisce nel filone del diario anche il fotografo Araki Nobuyoshi, fotografo giapponese che si forma sul modello del linguaggio offerto dall’agenzia Vivo. A partire dal 1971 pubblica alcune monografie fotografiche, tra cui Viaggio sentimentale.
Viaggio sentimentale dà inizio a un diario che potremmo definire ossessivo-compulsivo, quasi bulimico tanto è ricco di scatti fotografici, e che narra la vita del fotografo sotto ogni suo aspetto.
Emerge in particolare la dimensione erotica.

Per Araki il gesto di fotografare costituisce l’estensione naturale della propria esperienza esistenziale e nel documentare non si pone alcun limite etico o estetico.
Il libro fotografico Tokyo Lucky Hole del 1991 contiene immagini femminili eroticizzate, da cui traspare spesso un legame implicito tra la modella e il fotografo. Aruki fu spesso accusato di pornografia a causa della presenza di oggetti che rimandavano a pratiche sadomaso.
In questi scatti predominano le allusioni sessuali e le tonalità cromatiche accese.

Esempio foto 1 → la modella è immortalata nell’atto di mangiare una fetta di cocomero di forma fallica, mentre il cocomero spaccato a metà richiamerebbe il sesso femminile.
L’obiettivo di Aruki era quello di creare un romanzo attraverso la fotografia.

Altro grande nome è quello di Boris Michajlov, fotografo ucraino che tra gli anni ’60 e ’70 mette in discussione quella che era la visione ufficiale del regime sovietico.
Nel 1999 pubblica il libro fotografico intitolato Case History, che contiene oltre 400 scatti che offrono una documentazione sulle ricadute drammatiche relative ai nuovi assetti politici ed economici posteriori alla caduta del muro di Berlino.
Quando Michajlov fa ritorno nella sua città natale, cioè Charkiv, si scontra con le differenze esistenti tra le immagini della sua memoria e le immagini del presente.
Michajlov inizia a documentare le condizioni di vita degli emarginati, dei poveri e dei senza tetto, che vivevano nella miseria sia sul piano materiale sia sul piano esistenziale.
Negli scatti di Michajlov non vi è alcuna sublimazione nei confronti della povertà: le foto sono crude ma non rivelano nessuna indulgenza in termini di atteggiamento voyeuristico.

Il fotografo che invece per primo legittima l’uso del colore nella fotografia d’arte è William Eggleston, al quale a metà degli anni ’70 viene dedicata una personale al MOMA.
Le foto:
• scattate al sud, in un territorio periferico
• soggetti che fino ad allora si sarebbero ritenuti non degni delle immagini fotografiche
• vite e modelli comportamentali anonimi
• luoghi anonimi (bar, supermarket, negozi alimentari, interni domestici, distributori di benzina)
• Colore usato in chiave espressiva → fino ad allora era stato relegato a una dimensione pubblicitaria, mentre secondo Eggleston il colore è la modalità fotografica in cui la maggior parte degli esseri umani vede il mondo. Per parlare di un mondo popolare bisogna quindi usare un linguaggio adeguato al punto di vista di questo mondo.
I colori sono saturi, in modo da accentuare il carattere realistico delle sue immagini.
• Utilizzo in molte foto del metodo della stampa dye transfer, usato di solito per vendere generi di consumo.

Dalle foto emerge la sua grande capacità sul piano compositivo:
Esempio 2 stampa dye transfer → Immortala il soffitto di una stanza che appare piuttosto squallida, completamente rossa e sui cui spicca il bianco dei fili elettrici. Lo schema compositivo richiama la bandiera sudista.

Esempio 3. Memphis, 1970 → stampa dye transfer → sovraesposizione evidente soprattutto grazie al cielo, di cui quasi non si percepisce la presenza e che risalta invece i colori del traliccio, in particolare il rosso della manopola del manubrio. Si nota l’uso di obiettivi moderatamente grandangolari.

Tratto da STORIA DELLA FOTOGRAFIA di Roberta Carta
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