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Sparta: la ripresa della lotta contro i persiani (396 - 386)

La ripresa della lotta contro i persiani (396 - 386)

Fu quindi soprattutto per cercare di dare un contenuto ideale al suo nuovo impero che Sparta riprese la guerra contro i persiani, verso i quali era addirittura stata alleata durante la guerra del Peloponneso. Ma anche un altro fatto ebbe grande importanza nel far decidere a Sparta di muovere guerra contro il potente vicino persiano. 
Era infatti accaduto che alla morte dell’imperatore persiano Dario II nel 404, fosse scoppiata fra i suoi figli Ciro ed Artaserse una lotta per la successione al trono. La battaglia risolutiva avvenne nel 404, quando gli eserciti dei due pretendenti si scontrarono e Artaserse vinse. Nelle file di Ciro tuttavia combattevano anche diecimila mercenari greci, che quando la battaglia fu persa dovettero rientrare in Grecia per loro contro, facendosi strada fra popolazioni ostili mentre erano inseguiti dalle truppe di Artaserse. La loro straordinaria odissea riempì d’orgoglio tutta la grecità e convinse il re di Sparta Agesilao che la Persia era, sì, un grande impero, ma d’argilla (e non aveva torto). “Cosa vi fa credere” chiese a chi gli consigliava la prudenza “che il grande Artaserse sia più forte di me?” E così, senza nessuna provocazione, partì in guerra con un piccolo esercito. 

E i fatti gli diedero ragione perché per quanto sproporzionato fosse l’equilibrio numerico dei due belligeranti, il contingente spartano sbaragliò uno dopo l’altro tutti gli eserciti che Artaserse gli inviò contro. Nel 395 Agesilao era già ben dentro la Lidia e preparava una nuova offensiva dalla quale poteva aspettarsi un grande successo; ma a questo punto Artaserse, resosi contro che il suo esercito era troppo inferiore a quello spartano nella tecnica militare, ricorse alla collaudata politica persiana di mettere le città greche l’una contro l’altra. Tebe e Atene non aspettavano che questo e rinvigorite dall’oro persiano costituirono velocemente una lega antispartana, alla quale si aggiunsero subito Argo e Corinto. 

Agesilao fu costretto ad abbandonare l’impresa persiana e a rientrare in patria, traversando con l’esercito la Tracia, la Macedonia e la Grecia settentrionale, e arrivando finalmente a Coronea, dove vinse contro le forze coalizzate (394); ma la battaglia non fu risolutiva e le linee avversarie non furono sfondate. Frattanto, a Cnido presso la costa anatolica, la flotta persiana comandata dall’ate-niese Conone, sconfiggeva decisamente quella spartana, annientando ogni capacità di Sparta sui mari. Intanto in Grecia la guerra si protraeva con varie vicende ma senza successi decisivi. 

Ma a questo punto avvenne una svolta decisiva: annientata la potenza marittima spartana, Conone rientrò ad Atene dove fu accolto trionfalmente; quindi convinse i suoi concittadini ad impiegare l’oro ricevuto dai persiani nella ricostruzione delle mura del Pireo (abbattute nel 404 in seguito alla sconfitta contro Sparta) e nell’allestimento di una nuova grande flotta. Ma Artaserse, accortosi che gli ateniesi stavano cercando di rifondare la loro antica potenza marittima, comprese subito che se Atene fosse tornata forte sul mare sarebbe stata un’avversaria ben più pericolosa di Sparta, e Sparta, dal canto suo, temeva molto di più Atene di quanto non temesse la Persia. Perciò il risultato della vittoria ateno-persiana contro gli spartani a Cnido, fu paradossalmente quello di spingere persiani e spartani ad allearsi nuovamente in funzione antiateniese. Cosa che infatti accadde qualche tempo dopo, allorché i due nemici firmarono la pace di Antalcida, o pace del Gran Re, nel 386. 

Con essa Sparta vendeva alla Persia l’indipendenza delle polis ioniche mentre la Persia riconosceva di fatto l’egemonia di Sparta su tutte le città della Grecia continentale. Senza più l’appoggio persiano l’alleanza antispartana si infranse subito e Atene fu costretta ad abbandonare il sogno di ricostruire il suo impero marittimo questa volta per sempre. Ma ancora una volta era la Grecia intera ad aver perso, e se l’onta di aver venduto la patria al nemico cadde ancora una volta sulle spalle degli spartani, la verità era la sciagura era stata di nuovo causata dalla conflittualità fra Atene e Sparta, perché prima degli spartani la patria era stata venduta da ateniesi, tebani e corinzi, che con i soldi di Artaserse avevano attaccato gli spartani mentre questi combattevano vittoriosamente in Persia. 

Tratto da STORIA DELLA GRECIA ANTICA di Lorenzo Possamai
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