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Giambattista Vico – Alcune “degnità”


Degnità sta qui per assioma. L'assioma richiede da parte sua concentrazione e brevità, ma si direbbe che in questi di Vico, come di regola in lui, la sintesi è composta con l'espressività, quale si rivela subito almeno nei seguenti fenomeni:

- Sintagmi o lessemi di carattere elativo: vigorosissima, vivida all'eccesso, potentemente, oscenissimi.
- Le coppie, anche puramente sinonimiche, con effetto dilatativo, come il famoso animo perturbato e commosso, di passioni e d'affetti, uomini selvaggi e crudi, feroce libertà bestiale, dissoluti e corrotti.
- Insistenti anticipi dell'aggettivo: ostinato studio dell'arte, dell'umano piacere.
- Le formume che avviano le conclusioni degli assiomi, tutte inizianti con Questa degnità.

Analizziamo adesso le particolarità dei singoli capitoletti, a partire dal 50. Al paragrafo 211 notiamo l'anticipo, caratteristico di Vico, del termine focale, fanciulli, e la costruzione in forza della quale in termini chiave del ragionamento sono tutti in fine di frase, quasi similiter cadentes: ...memoria; … fantasia, … memoria o dilatata o composta; ma con ampliamento in forma di crescendo del membro finale. E infine, con costruzione circolare, fanciullo è l'ultima parola del brano, come fanciulli ne era la prima. È ovvio osservare il parallelismo, cardine del pensiero vichiano, fra età dell'uomo ed età storiche.
Al capitolo 51 ricorre, accentata per tre volte, l'opposizione arte – natura.
Anche al capitolo 52 i fanciulli, focus del discorso, sono in prima posizione, ma d'altra parte ogni frase termina simmetricamente con un verbo, la seconda volta anche in rima: imitare, assembrare, apprendere. Per il resto parola chiave è imitare – zione e non è inutile osservare che il preromantico Vico assume senz'altro la teoria aristotelica e classicistica dell'arte come mimesi.
Il primo paragrafo del capitolo 53 è costruito in una forma triadica e progressiva che in qualche misura può ricordare il sillogismo, ma che qui accompagna la scansione della storia umana per tempi ideali e l'idea cara al filosofo – contro il suo tempo – della storicità e non staticità della stessa natura dell'uomo, il tutto espresso con mirabile concisione e forza, che si trasferisce anche alle distinzioni sinonimiche: sentire vs avvertire, perturbato e commosso.
La lingua per Vico è una conquista progressiva.

Tratto da STORIA DELLA LINGUA ITALIANA di Gherardo Fabretti
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