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Ugo Foscolo – Fantasmi a Maratona


Il componimento è costituito da endecasillabi sciolti, aperti tuttavia a qualche rima o quasi – rima (accorrenti 210 – venti 213, navigante 201 – canto 212, brandi 204 – moribondi 211), come avviene in genere nel carme  e continuamente sospesi da enjambements anche forti (da quella / Religiosa pace, notturni / Silenzi), secondo l'usus foscoliano, con relativa dislocazione delle pause entro i versi; in particolare il titolare della visione della battaglia di Maratona, il “navigante”, chiude il verso dopo punto fermo, con un attacco “in levare” e una pausa d'attesa. La frequenza di endecasillabi con ictus ribattuti, e non solo nella posizione più canonica di sesta – settima (196, 200, 205, 208, 214, 219, 223) sta per una dizione ansimante e contrastata, consona al tono profetico del brano e in genere del carme.
A queste impennate e fratture nel minuto corrisponde altrettanta sussultorietà nel narrato, secondo il noto procedere per voli pindarici dei Sepolcri: il passaggio dall'evocazione dell'Alfieri a quella della battaglia di Maratona, e da Firenze all'antica Grecia, è mediato non logicamente ma emotivamente da un'esclamazione (Ah sì! 197) e il Pindemonte (Ippolito) già chiamato in causa come destinatario e interlocutore ai vv. 16 e 152, ricompare senza transizione logica per mezzo di un'altra esclamazione dal sapore classico, Felice te...! 213 – 214, che si sviluppa poi nello schema classico del makarismòs (dichiarazione dei motivi per cui uno è felice): semmai a legare questo episodio al precedente è il ritorno dell'aggettivo di dilatazione spaziale ampio, 203 e 213.
Il personaggio di cui ai vv. 196 e 197 e ai precedenti non riportati nel testo è dunque Alfieri, in armonia con uno dei vettori principali dei Sepolcri, la celebrazione di eroi, anche della parola, antichi e moderni, garanti della sacralità delle tombe e della stessa continuità della storia. Ed eroismo individuale ed eroismo collettivo si danno la mano, anzi è la memoria del primo a far nascere quella del secondo. Lessicalmente, la solennità del dettato nel carme e il suo volgersi così spesso alla nobile, sacra antichità richiedono anzitutto una notevole spolveratura di latinismi, che dunque non sono affatto ornamentali e fanno aggio sui meri aulicismi di tradizione (fremono + complemento oggetto, Persi 199, Sacrò 200).
La potente rievocazione della battaglia di Maratona è uno degli episodi meritatamente più celebrati dei Sepolcri. Con un autentico colpo di genio Foscolo l'ha trasformato, sia pure su uno spunto dle greco Pausania, in uno spettrale notturno dove s'agitano e colluttano fantasmi e nel quale perciò l'evento, ne fosse o meno cosciente l'autore, da fatto eroico da celebrare si trasforma in una sinistra mischia alla Dürer; ed è significativo che in una lettera egli rievochi in modo analogo la battaglia di Montaperti. La conduzione sintattica è magistrale: in una sola presa, dapprima si ha un accavallarsi dei versi l'uno sull'altro per via di inarcature e con varianti chiastiche (205 →  209), poi, nel finale che placa (delle Parche il canto) si susseguono invece versi – frase che confluiscono nel rallentato del polisindeto finale.

Tratto da STORIA DELLA LINGUA ITALIANA di Gherardo Fabretti
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