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Le composizioni per gruppi strumentali del XVII sec.


Il XVII secolo è caratterizzato anche dalla sempre più ampia diffusione di tipi di composizione espressamente concepiti per l’esecuzione strumentale. Fino ad allora gli strumenti musicali godevano di funzione esplicita e di indipendenza dichiarata solo in particolari occasioni, quali solennità rituali varie; di norma, invece, supportavano le voci umane.
Le prime infrazioni a queste regole cominciarono quando il gusto per il puro suono strumentale fu legittimato da una codificazione in forma scritta, indipendente, e quindi diversa da quella utilizzata per le voci umane. I primi strumenti a dotarsene furono quelli a tastiera e a pizzico, e la codifica scritta fu chiamata intavolatura. L’intavolatura era un sistema di scrittura che indicava al suonatore, attraverso speciali simboli, la posizione delle dita sullo strumento. Le prime intavolature risalgono agli inizi del XV secolo.
Ben presto iniziarono a comparire intavolature per gruppi di strumenti. Le composizioni per gruppi strumentali inizialmente presero il nome di fantasia.
Si presentò, a questo punto, il problema dell’organizzazione formale della musica strumentale autonoma. In musiche di tipo funzionale, come le marce o le danze, l’organizzazione formale era spontanea, perché data direttamente dai movimenti che il suono doveva accompagnare; in musiche di tipo vocale l’organizzazione era data dal testo verbale, dalla metrica e dalle strofe; in musiche puramente strumentali era necessaria una sorta di architettura astratta che in qualche maniera le desse una forma concreta e giustificabile.
I primi tentativi di architettura sonora si appoggiarono a due grandi modelli preesistenti, quelli della polifonia vocale e della danza.
Riguardo il primo: premesso che era pratica consueta l’esecuzione strumentale di polifonie vocali, intorno alla metà del ‘500 comparve un genere strumentale che tendeva ad organizzarsi sullo schema del mottetto [= composizione musicale, polifonica, con o senza strumenti, di ispirazione sacra] e che si strutturava per sezioni, ciascuna delle quali introdotta da un ingresso delle voci [= degli strumenti] in imitazione. Era il ricercare.
Cerchiamo di definirlo in maniera più comprensibile. Il ricercare era un pezzo, realizzato a sezioni, sullo schema del mottetto, in cui ognuna di queste iniziava con una imitazione – vale a dire una frase musicale che viene ripetuta nello stesso pezzo in forma differente ma mantenendo il carattere originale – in forma di variazione. Perché variazione? Perché i testi dei mottetti non erano lunghi abbastanza per un pezzo strumentale, e vennero introdotte le variazioni sul tema per allungare la durata dei pezzi. Possediamo dei ricercare per liuto, per organo e per complessi strumentali. Il ricercare andrà man mano per limitare il numero delle sezioni, cercando di elaborare più a lungo possibile il tema che lo caratterizza, e introducendo ciascuna delle sezioni. Si passerà poi a rafforzare i legami tematici, fino a quando tutti gli episodi non si baseranno sul medesimo spunto iniziale.

Tratto da STORIA DELLA MUSICA di Gherardo Fabretti
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