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Le fonti parlamentari e la storiografia dell'educazione



Lo studio della scuola non può prescindere dallo studio delle fonti parlamentari. L'ordinamento delle nostre istituzioni educative viene da sempre fissato da disposizioni approvate in sede assembleare, che sono poi ulteriormente precisate da norme regolamentari e da ordinanze e circolari emanate dal ministero della Pubblica Istruzione.
Le fonti si dividono in due categorie:
- Fonti che comprendono i resoconti dei dibattiti in Assemblea e nelle Commissioni competenti, divisi in resoconti stenografici e sommari fino al 1998.
- Fonti che comprendono atti e documenti, contenenti le proposte e i disegni di legge inviati alle Camere dal governo e da altri soggetti istituzionali.
Non si può intraprendere nessuna indagine di storia scolastica di tipo istituzionale senza prenderne in esame il momento normativo. Ogni produzione legislativa altro non è se non l'aspetto giuridico – formale di un rapporto di forze createsi nel contesto storico – sociale in una fase del suo divenire ed ogni ordinamento scolastico è finalizzato alla trasmissione di determinati modelli culturali e di comportamento.
Le norme però sono spesso applicate solo parzialmente. Basti pensare alla legge Casati, che non venne estesa completamente al nuovo Regno, e alla legge Coppino, che a undici anni dalla sua ratifica non aveva ancora effetto reale in molte amministrazioni comunali, che non compilavano l'elenco degli obbligati né applicavano le sanzioni previste ai renitenti.

Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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