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Le riflessioni di Mosca sul caso Palizzolo

Le riflessioni di Mosca sul caso Palizzolo


In un certo senso le riflessioni di Mosca sul caso Palizzolo, quelle del 1900, del 1902 e del 1904 (in forma di commento giornalistico sul Corriere della Sera), rappresentano un terreno elettivo di maturazione e precisazione continua delle sue più generali considerazioni sulla questione della mafia. Di fronte al caso Palizzolo Mosca brucia l'immagine di una mafia rurale, che pure aveva tentato di accreditare nelle parti precedenti del suo discorso, per far posto ad una lucida esposizione che esibisce un'ampia apertura storico – politica. La domanda di Mosca è: il delitto è frutto di causa locale, del morbo sociale che affligge la Sicilia, o il male è di tutto il territorio italiano? Il caso Sicilia è senza ombra di dubbio questione nazionale. Mosca ne addita esplicitamente il nodo nelle banche di emissione. Il nodo era apparso già nel caso dello scandalo della Banca di Roma, ma con Notarbartolo la cosa aveva preso toni pesantissimi. Perché in Sicilia? Anche il BdS era stato preso d'assalto dai concussori ma Notarbartolo era uno onesto e come tale andava eliminato. Nella teoria di Mosca, però, la mafia partecipa all'evento solo come manovalanza e solo in questo va vista la sicilianità dell'omicidio; per il resto, moventi e mandanti, sono un problema nazionale, quello del generale degrado del sistema bancario.
Mosca torna sul caso nel 1902, con l'articolo Palermo e l'agitazione pro – Palizzolo. La nascita a Palermo di un comitato a favore di Palizzolo rinsaldava l'impressione di una Sicilia interamente controllata da quella mafia che fino a due anni prima Mosca aveva ridotto a pura comparsa tecnica. Evidentemente le cose non erano così. Mosca traccia il profilo di Palizzolo come quello di un tipico tessitore del network mafioso. Un uomo politicamente mediocre ma bravissimo nell'arte di accattivarsi i voti degli elettori mediante favori personali. Ed è sul numero grandissimo di favori che si fonda il successo di Palizzolo, che è trasversalmente popolare, dai galantuomini ai bricconi. Palizzolo non ha programmi; lavora come mediatore di interessi di ogni genere e portata sui quali canalizzare le pubbliche risorse. La riflessione su Palizzolo e Notarbartolo incide profondamente sull'interpretazione che della mafia va avanzando Mosca, che ora coglie la natura ambigua di quella organizzazione, il suo stare al contempo dentro e fuori le istituzioni, dentro e fuori la legge, senza neppure un vettore ideologico di copertura. Palizzolo rende meno netti i confini dell'immagine riduttiva della mafia che Mosca aveva costruito nel 1900.

Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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