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La globalizzazione e la grande disparità


Si introducono alcuni argomenti a favore di entrambe le tesi: globalizzazione colpevole o innocente e anzi ha avuto un buon risultato.

• Elemento fondamentale da cui dipende la ricchezza delle nazioni?
Si ritorna a Smith, e la molla, il motore della ricchezza delle nazioni si ha nella capacità dei propri fattori produttivi, in primo luogo il lavoro, a essere sempre più qualificato, produttivo, sempre più qualitativamente attrezzato. Bisogna tener questo presente.
Poi si può anche dire che la globalizzazione ha favorito la maggiore produttività del lavoro oppure l'ha ostacolata. Comunque, gran parte della crescita della ricchezza di una nazione dipende da noi e da quanto sono buoni i nostri fattori produttivi, da quanto è buono il nostro lavoro, il nostro capitale. Quindi bisogna chiarire quali sono le cause della produttività bassa o altra. Alcune cause possono esser legate ai processi di integrazione, di globalizzazione e altri meno.
Causa immediata della povertà è la bassa produttività del lavoro.
Altre cause di una bassa produttività sono molteplici e si ritorna sempre all'accumulazione di capitale, l'assenza di investimenti, l'incapacità di essere al passo con le tecniche, con strumenti più raffinati per produrre, l'assenza di risorse, di risparmi e di credito per finanziare investimenti necessari, assenza di credibilità (non si è un buon risparmiatore/imprenditore, non si è un soggetto prudente che assume servi e non operai; se io sono un imprenditore credibile, con progetti interessanti e opportunità da sfruttare, io convinco i mercati a darmi i soldi per farlo), assenza di manodopera qualificata, di lavoratori formati e vario (investimenti su capitale umano), assenza di economia di mercato e di economie concorrenziali (può dipendere dal fatto che il nostro mercato è di dimensioni molto ridotte che non permettono una divisione ottimale del lavoro o un mercato non collegato da logistica, da mezzi di trasporto, da infrastrutture moderne, da servizi che funzionano, da bande larghe); inoltre un'altra causa è la presenza di classi dirigenti, élite che non includono, rappresentano classi dirigenti non inclusive, che non favoriscono la crescita dei talenti, del merito, ma che si preoccupano soprattutto di vivere di rendita come i proprietari terrieri, si preoccupano soprattutto di estrarre risorse, di sfruttare il lavoro, i soggetti, le risorse economiche magari in combutta con il governo e con le autorità come accadeva ai tempi del mercantilismo (società fondata sul principio del "rent-seeking society" cioè una società in cui tutti vanno alla ricerca di vendite di monopolio, di protezioni, di favoritismi).

Da tutto questo dipende il fatto che si è una società in movimento o una società ferma: se io sto fermo, gli altri si muovono e le disuguaglianze aumentano in velocità vertiginosa.
La presenza di élite fa sì che esse operano non per essere inclusivi, per favorire la crescita delle opportunità, del merito, della mobilità sociale, ma esse operano in maniera "estrattiva" e non "inclusiva" per godere del fatto che estraggono rendita dai soggetti economici, sudditi cittadini.
Questo è un male: molti economisti hanno messo in luce come le società dominate da istituzioni estrattive e non inclusive provocano il declino, un ritorno al medioevo.
Questo è una sorta di sorta di Smith modernizzato.
Quale può essere il ruolo della globalizzazione?
In alcuni casi essa ha funzionato, favorendo una migliore produttività del lavoro e degli investimenti, in altri casi non ha funzionato e ha favorito élite estrattive o piuttosto la specializzazione in lavori manuali, mantenendo la forza-lavoro a fare solo cose manualistiche.

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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